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Special da culto. Mika: il mio nome è leggenda

il 04/10/2013 in Moto

Un esercizio di stile - funzionante e replicabile - fatto con la voglia di stupire. Pensato da una mente prima di tutto appassionata e realizzato da uomini altrettanto passionali

Special da culto. Mika: il mio nome è leggenda
Prendi un nome leggendario, Mika, un nome nordico ormai entrato nella mitologia dell'Enduro. Mika come l'idimenticato Mika Ahola, il Michelangelo della prova in linea, il Brunelleschi dell'estrema, il Donatello del fettucciato. L'Enduro moderno nella sua forma umana più bella, unica e insostituibile. Prendi un altro personaggio epico, Fabrizio, una sorta di unicità in un mondo che conosce come le sue tasche. Fabrizio come Fabrizio Azzalin, uno che definire semplicemente "team manager" sarebbe roba da pezzenti visto che, per un quarto di secolo, ha animato e spronato un ambiente che, senza di lui, non sarebbe stato lo stesso.
Eppure proprio a Fabrizio, nel giro di neanche due anni, l'Enduro ha spento due volte la luce in faccia. Prima con l'improvviso addio di Mika, che solo "Azza" sa quanto gli abbia voluto bene in quei vent'anni da vagabondi nel paddock. E poi, l'altro improvviso voltafaccia di Husqvarna - anche se sarebbe meglio dire di BMW - con il relativo passaggio di mano proprio a quella concorrenza arancione che per Fabrizio ha sempre rappresentato il nemico numero uno sul campo di battaglia, l'avversario da battere, "da legnare" come direbbe lui.
Due anni non semplici dunque, soprattutto per un animo battagliero e indomito come il suo. Anni di riflessione. Per chi vive di corse, l'inverno è il momento in cui la testa gira più forte, produce di più, partorisce più idee: è il periodo in cui è finalmente libera dalla routine delle trasferte, dallo "scaricacarica- viaggia-riparti"... c'è da lavorare, sì, ma si può anche pensare. E solo un gruppo "deviato a livello mentale" (definizione by Azza, ovviamente) come quello dei ragazzacci del CH Racing poteva arrivare a produrre quello che vedete su queste pagine.
Diverso, nuovo, folle. Un vero prodotto da officina, di quelli che fino a pochi mesi fa non se ne vedeva uno neanche a pagarlo e che ora, nella rivisitazione moderna della semplicità imperante negli anni Settanta e nei primi Ottanta, sembra catalizzare ogni grammo di attenzione motociclistica grazie al fenomeno delle naked customizzate e delle scrambler o presunte tali.

In voga. Non di moda
Che Fabrizio Azzalin abbia voluto creare un prodotto alla moda per stare al passo con i tempi? Mai, piuttosto l'oblio. Chi conosce "l'Azza", anche se poco poco, sa che è una delle pe rsone meno trendy che esistano sulla faccia della terra. Se lo incontrate con una maglietta da metallaro dei Motorhead sotto una camicia a quadrettoni rossi non spaventatevi, perché lo avete visto nella sua forma migliore, nella sua vera essenza. E la genesi della Mika nasce proprio da questo seme di lucidia follia che, da sempre, lo contraddistingue.
Mentre elabora la moto, nella sua testa Azzalin non ha in mente niente di preciso a parte la voglia di stupire. Forse di stupirsi. Di certo se la immagina strana, un po' post-atomica in stile Mad Max o Blade Runner: ignorante, ma anche ricercata. Ha in mente una sorta di esercizio di stile, come fanno le grandi aziende quando vogliono sondare il polso del mercato - oppure semplicemente provocarlo - ma senza nessuna ambizione di business. E qui c'è tutto il suo lato romantico.
Si mette al lavoro, lui e tutta la sua banda. La base tecnica c'è, è quella della Husqvarna TE 449, una moto totalmente fuori dagli schemi per fare quello che doveva fare - cioè correre e vincere - ma perfetta per tirar fuori una special come questa.
L'idea, dunque, arriva da Fabrizio, ma da lì a farle prendere forma il passo non è semplice, perché il pallino è bello averlo solo se può anche essere realizzato. Ci vuole manualità, ma quella in casa CH Racing non maca di certo; Mauro, Cenz, Giorgio, Thomas: sono loro a plasmare l'immaginazione di Fabrizio; gli si affianca un artista battilastra, lo scultore di tutte le parti in alluminio presenti sulla moto.
Insomma siamo a novembre e ad Albizzate, sede della CH Racing, fa freddo. In quel freddo la creatura, piano piano, inizia a prendere forma. Ogni giorno che passa un pezzettino in più, ma il nome ancora non arriva. Poi la scintilla. "La moto è così strana che è destinata a personaggi davvero particolari. Ma sì, sarebbe stata perfetta per quell'androide lì, per quello stralunato di Ahola", ci racconta "l'Azza" con la schiettezza di chi parla di una persona a cui hai voluto un bene dell'anima. La moto di Ahola. La Mika.
Prima di piazzare quelle quattro lettere in alluminio sul serbatoio, però, Fabrizio chiama Marika, la dolcissima moglie di Mika. Per rispetto, e per condividere la scelta. Solo a questo punto le rivetta. "Sì, lui era scomparso da poco e quando abbiamo pensato a uno così, particolare, unico, ci è subito venuto in mente Mika. E così la nostra moto è diventata anche un piccolo omaggio dedicato a una persona speciale".
Il resto, il come è fatta la moto, non fatevelo raccontare, ammiratela nella sua essenza, un telaio da Enduro, un motore pensato per i fettucciati ma perfetto anche per andarci in giro e un avantreno da Motard bello solido. Gomme rigorosamente tassellate, pulsante della messa moto - sì, c'è un bel pulsantone in stile montacarico - piazzato sul serbatoio e mascherina portafaro con doppio clacson annesso a scimmiottare le maschere antigas degli "anni di piombo". Il risultato? Esagerato, soprattutto quando la Mika viene irradiata dal sole, mostrando mille riflessi di luce. Se, anche voi, avete voglia di farvi abbagliare quotidianamente non vi resta che alzare il telefono e contattare la CH Racing (www.chracing. it). Fabrizio e i suoi ragazzi ve ne prepareranno una ad hoc. Il prezzo? Accordatevi, ma mettete in preventivo di spendere all'incirca 15 mila euro. Vi sembrano troppi per cavalcare una leggenda?
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