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Prova KTM Freeride 250 R. Easy to ride

il 17/12/2013 in Moto

Non cambia il Dna, è ancora più "fun" e ti porta dappertutto. La KTM superfacile e superleggera si aggiorna e raddoppia l'offerta: è ora disponibile con un intrigante e più brioso motore 250 due tempi. In vendita a 6.555,00 euro

Prova KTM Freeride 250 R. Easy to ride
A volte, per fare i numeri e far quadrare i conti, non basta essere bravi. Bisogna avere intuizioni che gli altri non hanno avuto, saper inventare e produrre cose nuove, esplorare mercati e attirare utenti sconosciuti al mondo delle due ruote. E soprattutto credere fortemente in quello che si fa, lavorando duro per raggiungere i propri obiettivi.
Non si può dire che KTM non stia provando a farlo. Nel 2012 è diventata il primo produttore europeo per numero di motociclette vendute, superando persino BMW. Questo grazie alle idee chiarissime sulla direzione da prendere e ai molti milioni di euro investiti in strutture e in ricerca e sviluppo per raggiungere gli obiettivi. Fattori che hanno portato a una varietà di proposte a catalogo che in pochi possono vantarsi di avere: dalla più recente gamma stradale al Cross e, soprattutto, all'Enduro, da sempre il settore trainante per la casa austriaca. Il tutto spaziando dai 2 ai 4 tempi di qualsiasi cilindrata. Insomma: ce n'è davvero per tutti i gusti.
Due anni fa KTM ha cercato di fare quello che dicevamo: inventarsi qualcosa di nuovo. E come spesso accade alle novità, il risultato non è stato del tutto capito. Il concetto con cui è stata creata e presentata la Freeride 350 è stato in parte travisato, forse perché la si è guardata sotto la luce "ready to race", che ha da sempre contraddistinto la casa di Mattinghofen. In realtà, con la Freeride, KTM non voleva creare un mezzo per chi ha come obiettivo il cronometro e la performance assoluta: per quello ci sono già a listino molti altri modelli tra cui scegliere. L'idea era quella di avvicinare al fuoristrada utenti nuovi che per capacità, struttura fisica o semplicemente inesperienza, trovano troppo impegnative le moto da Enduro e troppo scomode quelle da Trial. Una moto per tutti coloro che decidono di avvicinarsi al mondo del fuoristrada in modo facile e divertente: giovani, donne o gente proveniente da altre discipline. Si passa insomma dallo spirito "ready to race" a quello "easy to ride", dove la moto da off-road diventa il mezzo con cui divertirsi e godere della pratica del fuoristrada in modo assolutamente autonomo e senza competizione: è il pilota che decide dove andare e come arrivarci, in base alle proprie capacità.
Nonostante il 350 sia presente da solo un anno sul mercato, per il 2014 è stato parzialmente rivisto e, soprattutto, affiancato da una nuova versione, la Freeride 250 R, equipaggiata con un motore duemmezzo 2T. Questo per avvicinarsi ancora di più a chi cerca una moto facile, con cui divertirsi a bassissimi costi di esercizio e manutenzione, specie per chi ancora si fa il pistone in garage. Ma le note sulle caratteristiche tecniche dei due modelli le lascio a parte, qua voglio raccontarvi la mia esperienza in sella alla Freeride, per meglio entrare nello spirito di cui abbiamo parlato sopra.
Presentazione in Toscana al Ciocco, una proprietà immensa che non ha bisogno di presentazioni. È il paradiso del fuoristradista: un'infinità di percorsi e sentieri che dalla bassa Garfagnana ti portano su fino al passo San Pellegrino, a oltre 1.500 metri d'altezza. È il teatro della classica invernale inventata da Fabio Fasola, l'Hell's Gate: perché nei tratti più impestati di queste montagne, per di più nel periodo più freddo e fangoso dell'anno, sembrano davvero aprirsi le porte dell'inferno. Si va dunque da strade bianche larghe e battute, facilmente percorribili da chiunque, a mulattiere e sottoboschi dove sputi l'anima per salire. E proprio come la Freeride, tutte portano alla cima: sei tu a decidere quale scegliere per arrivare in vetta!
Penso insomma che questo sia davvero il posto giusto per testare la Freeride, soprattutto per uno come me che, nonostante i 25 anni di esperienze nel Motocross, parte da quasi novello nell'Enduro. Appena sali in sella capisci subito che è una moto particolare. Ha una altezza da terra ridotta – anche uno di bassa statura potrebbe toccare tranquillamente con entrambi i piedi – manubrio alto e comodo, ruote larghe e peso davvero contenuto. Ed è proprio questa la sua caratteristica principale. La Freeride è una via di mezzo tra una moto da Trial e una da Enduro, in tutto e per tutto: dall'impostazione alle dimensioni, dall'erogazione del propulsore ai tasselli delle ruote. E l'avviamento elettrico elimina ogni difficoltà nel ripartire anche in situazioni "scomode".

Ti dà una mano
Nei tratti meno impegnativi si può guidare tranquillamente seduti, non ci si sente scomodi come su un Trial e ci si può riposare un po'. Ma in piedi sicuramente la guida risulta più precisa e sicura, anche se non impegnativa dato che la distanza tra le pedane e il manubrio ti fanno trovare subito la giusta posizione per percorrere i tratti più accidentati con i giusti carichi. Le sospensioni sono confortevoli, copiano molto bene sia i tratti rocciosi che le pietraie smosse, regalando un buon feeling sull'anteriore e molta trazione al posteriore. Certo, sono tendenzialmente morbide, ma questa moto non è fatta per lanciarsi in doppi o per fare a fuoco le strade bianche, bensì per arrampicarsi su terreni smossi e ripidi senza fare troppoa fatica, procedendo a velocità ridotte rispetto all'Enduro.
L'erogazione è molto dolce e lineare, non mette davvero mai in crisi ed è supportata da una grande coppia che ti permette di avere sempre la giusta spinta. Il cambio è molto ravvicinato, in modo da avere ai bassi quella prontezza per superare anche ostacoli più impegnativi; soltanto la sesta è decisamente lunga, per affrontare trasferimenti di media percorrenza con una buona velocità.
Ma anche se la Freeride punta decisamente agli utenti meno smaliziati, non disdegna di essere guidata da mani esperte su tratti di Enduro un po' più estremo. E per mani esperte non intendo certamente le mie, ma ad esempio quelle dei piloti stranieri esperti sia di Trial che di Enduro in gruppo con me, che hanno chiesto alla nostra guida (Lars Enockl, sesto all'Erzbergrodeo 2012…) di portarli nei sentieri che hanno reso famoso questo posto, partendo dalla Salamandra. Gli esperti di Enduro e gli appassionati dell'Hell's Gate sanno di cosa sto parlando: vi assicuro che ho sputato sangue e spinto per l'intera giornata! Una fatica servita però a testare questa moto su percorsi davvero impegnativi, e in alcuni casi a guardare (perché provare per me era impensabile) quello che Lars era in grado di fare in sella alla Freeride: cose veramente incredibili, mulattiere impestate, lastre pietra e massi da saltare... roba da Mondiale di Trial.
Tutto questo per sottolineare come anche i più esperti possano divertirsi con questa moto nell'Enduro estremo, visto che i componenti con cui è assemblata sono di alta qualità, a partire dalla frizione idraulica, che nonostante sia stata da me strapazzata tutto il giorno nel tentativo di arrampicarmi in coda al gruppo, non ha perso un colpo. Il peso davvero contenuto, insieme alle dimensioni, mi hanno permesso di rialzarmi e ripartire - anche senza aiuto - nelle numerose situazioni difficili in cui mi sono trovato. La coppia - unita alla grande trazione - mi ha fatto arrampicare in posti dove mai avrei pensato di arrivare. E il divertimento a fine giornata, nonostante la grande fatica, è stato esagerato! La moto, nonostante le varie "capottate" più o meno violente, è tornata alla base integra, a sottolineare la cura con cui sono stati posizionati in maniera protetta i componenti più soggetti a rotture, come scarico e radiatori.
Per quanto riguarda le due versioni, la 350 4T e il 250 a miscela, non vi sono grosse differenze dal punto di vista ciclistico, nonostante il "trattorino" pesi qualcosa di più. A livello motoristico, invece, il 2T sembra fatto per chi chiede più potenza ai bassi, per aggredire anche gli ostacoli più impegnativi. È più pronto e anche più cattivello nell'erogazione, mentre nei tratti più insidiosi e scivolosi il 4T regala più trazione e linearità, oltre a un comfort maggiore nei trasferimenti.
La porta dell'inferno io l'ho incontrata più volte in questa lunga giornata - a causa della mia totale inesperienza tra sassi ed estreme - ma in cima ci sono arrivato: e per la strada tosta. La Freeride mi ha aiutato parecchio, assecondandomi nei tratti più brutti e regalandomi sensazioni che rimarranno impresse nella mia mente, ora che ho superato la sfida contro la montagna. Ma a fine giornata, parlando con altri tester che non avevano sfide personali da portare avanti e sono saliti in cima per vie più facili, ho visto nei loro occhi la stessa felicità e divertimento che ho provato io. E allora ho intuito che la Freeride ha colpito nel segno, che ognuno ha scelto la propria meta e come arrivarci senza dover dimostrare niente a nessuno se non a se stessi, ognuno libero nelle proprie decisioni e soddisfatto della giornata trascorsa. Easy to ride.
Prova KTM Freeride 250 R. Easy to ride
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