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Racing test. 125 Enduro: top five!

il 29/07/2013 in Moto

Abbiamo rapito dal parco chiuso degli Assoluti d'Italia Enduro cinque bestioline scelte tra i vertici della E1 2T, provandole su un percorso di gara. Sono il meglio del panorama nazionale. E qualcuna si spinge anche al Mondiale...

Racing test. 125 Enduro: top five!
Sono le nove del mattino e ci troviamo in quella piazza del mercato di Bobbio che è stata l'anfiteatro della due giorni degli Assoluti d'Italia di Enduro 2013. La gara, stupenda e molto intensa, ospitava un fettucciato in contropendenza e due linee molto tecniche. Quale banco di prova poteva darci un più accurato metodo di comparazione? Detto, fatto. Quella insidiosa linea di oltre dieci minuti che ha impegnato allo spasimo i piloti nella due giorni di gara, è divenuta il nostro centro di comando. Ricca di sassi viscidi, alternanze di asciutto e bagnato, lento e veloce, piccoli segmenti di sabbia, mulattiere impestate e buche a non finire che non ci hanno fatto perdere nemmeno una sfumatura delle nostre bestioline a due tempi, le 125 che svettano nei campionati Enduro nazionali. Categoria E1 2T, risultati alla mano, parlano le classifiche. Scelte le moto e fatta la miscela, iniziamo a darci del gas.

IL CROSS DI MARCHELLI
La Husaberg TE 125 di Michele Marchelli è gestita dal Team GP Motor Sport di Chicco Piana, una mano esperta... Una moto ben assemblata. Appena la si guida, questa giallo-blu lascia di stucco! Entrambe le sospensioni lavorano molto bene. Certamente a Michele piace la moto piuttosto rigida e sostenuta, ma complessivamente questa TE è notevole in qualsiasi tratto: tra le pietraie mantiene grande direzionalità e nel guidato ha grandissima precisione in ingresso curva, a discapito però, dell'agilità. Il retaggio crossistico di "Miky-Mark" si fa molto sentire per quel che riguarda le prestazioni del propulsore. Michele ha voluto un motore che si avvicinasse molto ai regimi del suo passato...
Un sapore molto "arancione" giunge alle papille gustative, ma l'allestimento molto più improntato al Cross e il settaggio differente portano le due sorelle KTM e Husaberg a non essere proprio gemelle. Su questa TE quando si spalanca ci si diverte proprio, ma se occorre tiro ai bassi nei tratti ostici... bisogna buttarci la marcia appena si sente il motore entrare in coppia, altrimenti la scarica è troppo diretta.

UNA HUSKY DA LECCARSI I BAFFI
L'Husqvarna è quella seguita dal team di Fabrizio Azzalin, il suo condottiero è Andrea Di Luca. Si nota subito una cosa: il classico "buco" che la piccola varesina ha sempre custodito gelosamente ai bassi regimi, in questa WR 125 è del tutto scomparso. Il motore è una vera libidine, pronto e carburato a puntino sotto, rotondo con grande progressività ai medi. Si avverte una scarica di potenza eccessiva soltanto quando si spalanca il gas con troppa violenza, trasferendo questa esplosività nella guida. Beh, diciamo che l'anima "indiavolata" di Husqvarna rimane sempre nel profondo del suo cuore, ma ora digerisce meglio anche i sentierini dove occorre parzializzare. L'allungo, che non è mai stato il suo punto debole, rimane infatti di riferimento rispetto alle rivali. Per quanto riguarda la ciclistica, la moto si comporta bene, il feeling è immediato, ma quando si inizia a forzare veramente sembra trovi i propri limiti prima delle altre. Il telaio è stabile e ha grandi qualità anche nel guidato, ma la sensazione di sicurezza nel veloce non è immediata: va ricercata dal pilota. Gli ingressi in curva sono delineati da una valida forcella, che dimostra di avere un bel settaggio anche tra i sassi smossi. La precisione di guida tra le pietraie è più che buona, anche se non egregia come sulle ormai sorelle di Mattighofen. Un filo morbida la compressione del mono, troppo rapido il ritorno. Se provi a forzare nei tratti veloci, la buca di troppo o il sasso in più lo portano a scalciare, compromettendo così il buon esito dell'azione. La Husky straccia la licenza a tutte nel campo della percorrenza, quando il canalone da affrontare è bello lungo, le sue geometrie invitano ad incidere e forzare senza commettere alcuna sbavatura. Il "DiLu" può contare anche su una bella frizioncina morbida. Si può certamente dire che con questa Husky il pacchetto completo è veramente valido, ma per poter trovare il feeling perfetto bisogna cucirsela molto addosso. Andre, come siamo messi con ago e filo?

LA MOTO DEL BOMBER
L'arancione, è quella più stimata del quintetto; con la sua tabella rossa ed il supporto semiufficiale, è il giocattolino di Rudy Moroni. La KTM si impone anche a colpo d'occhio su tutta la gang radunata: già staticamente delinea il forte carattere. Il Caparezza dell'Enduro ha scelto un manubrio Action Power che dona precisione (oltre alla possibilità di variare la rigidità) e una sella che viene indurita parecchio. Questa Kappa si rivela il compromesso più giusto. Il motore fa della rotondità e dell'erogazione corposa i suoi punti di forza, ma sa anche essere una duplice arma: quando si ha bisogno di grande coppia senza strappi esuberanti per potersi arrampicare o per mantenere velocità e coordinazione in tratti viscidi o estremi, basta agganciargli le marce, e la moto tiene un sottocoppia da urlo che traina ad effetto cingolato. Questo, fa sì che salite critiche diventino facili in modo imbarazzante, oltre che concederti il lusso di guidare più easy e sciolto. Il risultato? Ti stanchi di meno e rendi di più. Oltre al motore, anche la ciclistica dà il suo contributo. La forcella SXS a cartuccia chiusa ha una taratura abbastanza dura, comprimendola a mano si avverte che la partenza non è così immediata: non libera nei primi 4 cm, poi si smolla progressivamente, ritornando dura verso la fine della corsa. Un comportamento piuttosto ambiguo e opposto rispetto alle rivali. Mi aspettavo che contro sassoni o radici la moto scartasse, invece, copia e assorbe qualsiasi asperità. Insieme al mono SX e alle altre modifiche alla ciclistica, dona una stabilità e una accuratezza nel ricercare traiettorie da sballo, facendoti dimenticare il punto debole delle EXC: la guida imprecisa. Qui sembra davvero cambiare i suoi connotati all'anagrafe. La frizione è superlativa, rimane quella standard, ma viene montato il coperchio Rekluse; i freni sono impeccabili. La moto del Rudy è pronta a segnare anche da centrocampo, il Bomber è lui.

IL GIAPPONE SECONDO RIGO
Le jap... sempre le stesse, derivate da Cross ormai finite nel dimenticatoio. Eppure vanno bene. Viene spontaneo chiedersi se abbiano riempito il serbatoio con qualche elisir di lunga vita. Ma così non è, nessuna pozione o sortilegio strano ha reso queste orientali così longeve. La risposta è semplice: qui tutte le ciambelle sono uscite con il buco.
Ma c'è chi vuole decorarle ancora un po'. A questo punto entra in gioco Rigo Moto che con la sua glassatura finale le rende veramente sfiziose. La Suzuki di Andrea Manarin è la degna sostituta della gialla di Jordi Gardiol, assente per un infortunio a una mano. Qui si è lavorato tanto sul motore. Quando si parla di dargli dentro, di certo lei non si tira mai indietro, di motore (se sfruttato bene) ne ha da vendere, e la sua esuberanza e prepotenza dove ci sono le giuste condizioni ripagano abbondantemente. Soffre invece nel lento, sotto il motore non brilla, l'unico rimedio è stare attaccati alla frizione, il colpetto al momento giusto diventa inevitabile. Ciclisticamente non ha nulla da invidiare alle altre, la stabilità è il suo punto di forza, dove la metti lei resta. Forca e mono forse un filo morbide, ma con grande scorrevolezza. Questa "Suzuki Bazooka" è un vero animale da fettucciato, bisogna soltanto ricordarsi di tenerla legata al momento giusto, Manarin a te il guinzaglio.

UNO SHOW DI YAMAHA
La Yamaha è di Boano Racing. A metterla a ferro e fuoco ci pensa Soreca, il piccolo filosofo che ogni giorno si inventa atti stilosi, salti di tutta eleganza e mosse azzardate tra doppi non ben definiti. Lo stesso personaggio che a ogni gara tramuta il suo casco con grafiche homemade e che adora sentirsi chiamare "ShowReca". Beh, la sua moto per carattere non è da meno. Esuberante, prorompente e corposa, ha un'anima carica e focosa pronta ad esplodere. Bella da morire quando ci si vuole svagare, ma critica nell'estremo. Qui fatica a emergere, la sua impronta natale deve essere compensata con i giusti movimenti. Per fortuna interviene in aiuto una ciclistica che la rende realmente un giocattolo. Nel lento è il massimo e gli spostamenti si realizzano quasi con il pensiero. È la giusta moto per dare spettacolo, è la moto dello "Show".
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