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Sherco 2014. Fuori dal mucchio

il 19/09/2013 in Moto

La Casa francese rinnova i motori 4T e lancia i nuovi 2T (entrambi nella doppia cilindrata 250 e 300), confermando la originale filosofia tecnica delle SEF e SE: motori ultra-regolari e ciclistiche molto agili. Obiettivo? Facilità

Sherco 2014. Fuori dal mucchio
La crisi si fa sentire, il mercato è fermo, le aziende investono sempre meno. In troppi ormai si ritrovano a tenere duro, a stringere i denti; qualcuno non ce la fa. Persino qualche colosso viene assorbito, inglobato, addirittura cancellato. Questa è la dura realtà che ogni giorno ci viene schiaffata dritta in faccia.
Ma quando ti capita di incrociare quella certa luce negli occhi di qualcuno, ritrovi la voglia di crederci e di provarci. Ancor più sbalorditivo è quando questa luce diventa il cavallo di battaglia di una piccola azienda, lasciando ad altri il compito di sventolare bandiera bianca. Prendete Marc Teissier e la sua Sherco, da lui fondata nel 1998 in Spagna. Negli anni ha sempre più allargato i propri orizzonti e le proprie frontiere, partendo dal Trial e arrivando all'Enduro con il nuovo stabilimento di Nîmes, nel Sud della Francia, dimostrando a ogni passo la stessa concretezza e qualità, trascinandosi dietro sempre più ammiratori. Ne è dimostrazione l'ottima équipe del reparto corse, Tarroux, Planet, Boissière e Gauthier. I primi due supportati direttamente dalla Casa, gli altri dal team satellite Moto Pulsion: ma tutti in grado di dimostrare subito l'enorme potenziale delle moto.

L'ACQUOLINA IN BOCCA
Con l'arrivo del caldo, a saltare nella mia valigia non sono soltanto le t-shirt e i bermuda: anche i completi off-road hanno sempre un biglietto prenotato. Il futuro avanza e la tecnologia è sempre in continua evoluzione; forse anche per questo le Case anticipano sempre più le loro anteprime e così, all'arrivo dei primi caldi estivi, ci troviamo già ad assaporare succulente novità. Avevo già pregustato una Sherco lo scorso anno (XOffRoad n°56), quando Marco Luetto era divenuto l'importare diretto per l'Italia; vi posso dire che mi era piaciuta, e anche parecchio. Si trattava della 300 SE-R marchiata "zerotredici", ma poi era mancata l'occasione di testare tutta la gamma. Peccato, anche perché a Eicma 2012 erano state presentate le nuove 2T in giallo e blu. Ma poche chiacchiere: furgone carico, valigie a posto e tester accomodati: tappa a Leinì e poi tutti a Nîmes!

IL PRANZO È SERVITO
Visita in azienda, conferenza di presentazione e finalmente il test ride. Completo, stivali, casco e guanti: mi dirigo verso le moto, davanti a me è schierata la gamma completa suddivisa tra 250 e 300 con la duplice distribuzione 2T e 4T. L'impatto estetico è molto positivo: le Sherco 2014 spaccano, i colori catturano la vista e la sinuosità sembra essere l'arma della Casa. L'impressione che suscitano è quella di moto molto curate, di qualità industriale; moto assemblate e imballate in fabbrica, un po' come le KTM, dove tutto viene progettato e studiato nel minimo particolare, tutto è realizzato per semplificare la messa a punto e l'utilizzo Racing. La mano approssimativa dell'artigiano, qua, lascia posto alla precisione del prodotto di serie.

FORCHETTA E COLTELLO
Non perdiamo altro tempo e saltiamo in sella. Memore del precedente test rivoglio subito il 300 SE: le 4T diventano dunque la mia prima meta. Allestimento Racing per tutte, le grafiche ridisegnate creano la giusta dose di cattiveria. Il bottoncino di avviamento è standard per tutte le moto, ma c'è la possibilità di montare il kick-start. Via: piedi ben saldi sulle pedane e ginocchia strette, la 300 è snella, agile e rapida da morire. Le pedane, piccole ma affilate, sono collocate a grande distanza da terra (aspetto positivo tra i canali o nelle rampe dei salti, ove non sfrega mai la culla) e la sella rimane un filo bassa di profilo, generando una seduta un po' infossata; si può ovviare al problema con la sella più alta, a catalogo Special Parts. I due propulsori quattro tempi a corsa lunga si assomigliano molto: lineari e fluidi, sembrano cantare anziché rombare. Il più grosso è anche più corposo ai medio-bassi, in qualsiasi caso si rovesci la manopola del gas ti tira fuori con prepotenza. La spinta l'avverti e la godi tutta in quelle situazioni dove vanno coperte le distanze; nonostante la potenza, la sua fluidità rimane sempre presente. Il 250, invece lo senti murare un po' prima; ma come la sorella maggiore, però, sembra montare un controllo di trazione, tanta è la sua rotondità. E con un telaio così agile, diventa un giocattolo in qualsiasi situazione. Questa è davvero la moto ideale per divertirsi tra le fettucce: se si cerca il tempo inizi a farla "frullare" e ti esalti come un riccio per gli agili spostamenti che sa regalare. A dispetto della somiglianza fra i motori, l'ingresso in curva della 300 apporta una differenza sostanziale: è la prima 4T con una linearità e un inserimento da sbavo. Tutto merito del corpo farfallato Synerject, che azzera l'effetto freno motore, dando la sensazione - nelle fasi di avvicinamento alla curva - di essere su una moto a miscela. Ti presenti forte, molli il gas anche prima e dosi la velocità soltanto con i freni. Certo, le prime volte ha un effetto piuttosto strano e crea qualche lungo di troppo, ma una volta presa la mano la cosa è davvero positiva.

UN PO' D'OLIO?
Primo piatto servito e digerito, passiamo al secondo. Per deliziare le nostre papille gustative, l'équipe Sherco ci porta per condimento... olio da miscela! È il turno delle 2T: le moto convincono, con una ciclistica sincera che si rivela simile alle sorelle 4T, ma con un avantreno più soft, forse per via delle masse volaniche più leggere. Anche qui la parola d'ordine è linearità: entrambe le "miscelate" sembrano delle moto elettriche, mai sporche di carburazione ed esenti da sbavature in tutto il campo di erogazione. Ti concedono il lusso di passare sopra qualsiasi ostacolo con una spinta sempre presente e progressiva. Ottima la doppia mappatura con switch al manubrio: "Hard" e "Soft" hanno una buona differenza di utilizzo, cosa rara su un due tempi. I pochi cc di cubatura fanno però una bella differenza tra la due moto: il 250 dimostra di essere già competitivo e di sapere strillare quando ci si attacca al gas. La maggiore, invece, è addirittura troppo regolare: ottima per l'utilizzo amatoriale, è un filo troppo "morbida" in ottica gara. Diciamo che rispetto alla sorellina regala qualche emozione in meno, nonostante non soffra a livello di cavalleria. Entrambi i motori, comunque, non presentano vuoti né ai bassi né agli alti. Abbinati a una ciclistica rapida, sembrano sentire l'influenza delle parenti da Trial, tanto che queste 2T paiono progettate per l'estremo o le mulattiere più impestate.

E PER FINIRE... LO STESSO DIGESTIVO
Ciclisticamente, tutta la gamma vanta una buona propensione all'utilizzo nel medio-lento, dove si dimostra estremamente sincera e con un feeling che si instaura in modo molto naturale. Dei lampi quando c'è da girare attorno al paletto, le SE e SEF convincono qualcosa meno nel veloce. La questione riguarda fondamentalmente le sospensioni: sia la forcella che il mono possiedono una grande scorrevolezza e lavorano decisamente bene, ma di taratura sono molto morbidi. Soprattutto le 4T affondano un filo di troppo in staccata, forse per via della loro maggiore inerzia, anche se il problema è in gran parte risolvibile con un settaggio più duro.
Quanto ai comandi, sono sopraffini e di prim'ordine: morbida e modulabile senza sbavature la frizione idraulica Brembo, più tosti entrambi i freni, anche questi di provenienza bergamasca. Rispetto ai Nissin montati da tutte le giapponesi, i Brembo hanno maggiore potenza e una gran precisione, eliminando l'effetto "spugnoso" e recuperando tanta modulabilità. Sull'anteriore si prende subito la mano, mentre per il posteriore serve qualche giro in più, anche perché una zampata azzardata può compromettere l'esito della staccata e far insorgere il tanto indesiderato "ciuff". Ma anche in questo caso basta regolare la corsa delle leve (o intervenire sulle pastiglie, come vi raccontiamo nello Showroom di questo stesso numero). Il manubrio dona una presa intuitiva e agevola la guida cattiva, quella che ben figura tra i Cross Test. Il contatto con il terreno è affidato alle Michelin Enduro Competition IV per il posteriore, MS per l'anteriore. Infine, nota di merito al cavalletto laterale, ben disegnato e che assicura grande stabilità. Chapeau.
Sherco 2014. Fuori dal mucchio
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