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XOffRoad interview. Parola di Tommy Searle

il 17/04/2013 in News

Pacato, distaccato e sicuro di sé. Il vice campione del mondo classe MX2 è pronto per la classe regina. È un ragazzo sincero e, soprattutto, uno che non cerca scuse per i suoi (pochi) insuccessi

XOffRoad interview. Parola di Tommy Searle
Oggi parliamo di (e con) un pilota. Uno tosto, uno che appartiene a quella rara specie di umanità che non si arrende mai, che crede sempre in se stessa e che ci prova sempre e comunque, in qualunque modo vada, qualsiasi siano le condizioni. Oggi parliamo di (e con) Tommy Searle.
La scorsa stagione ha rappresentato per Tommy l'ultima chance per portarsi a casa il titolo della MX2. Com'è andata lo conosciamo tutti e sappiamo anche che deve essere stato un anno difficile per lui. Sì, ha conquistato il secondo posto in campionato, ma credete davvero che la piazza d'onore fosse quello che voleva? No, non lo era. In un certo senso, quindi, ha perso. Ma dobbiamo riconoscerlo: l'ha fatto con stile. Per quanto mi riguarda, ho sempre considerato Tommy alla stregua di un "eroe" del Motocross. Una sorta di cavaliere solitario, consapevole, già in partenza, che le possibilità di conquistare il titolo sarebbero state scarse con soggetti del calibro di Ken Roczen o Jeffrey Herlings contro cui combattere la sua crociata. Un cavaliere che non si è mai nascosto dietro questa premessa assumendola come scusa, che si è sempre esposto in prima persona, che ce l'ha messa tutta per rendere la vita dei suoi avversari meno facile del previsto. Uno che, in definitiva, ha pagato i conti di tasca sua. E, soprattutto di questi tempi, non è poco.

Tommy, quando ripensi alla scorsa stagione quali sono le sensazioni predominanti? Rimpianti per un'occasione persa?
"Guarda, in verità credo di aver dato il meglio di me l'anno scorso. Ho fatto delle grandi gare e altre meno. Penso semplicemente che la fortuna non sia stata dalla mia parte e che non ci fosse nulla che potessi fare per cambiare le cose. Non ti nascondo che qualche volta penso a come sarebbe stato se le corse fossero andate diversamente, ma ora il mio obiettivo è il 2013 e, quando sono così concentrato, non c'è spazio per i rimpianti".

Al tuo debutto nel 2006 Dirt Bike Rider ti definì "la speranza più brillante che potrebbe emergere dal Mondiale MX2 di questa stagione". Beh, sembra che abbiano avuto ragione! Tanto nel 2007, quanto nel 2008, hai conquistato la piazza d'onore nella serie con KTM…
"Sì, sono stati due anni positivi per me, ero giovane e mi divertivo tanto semplicemente facendo ciò che mi piaceva fare. A dire la verità ricordo anche parecchia pressione nel 2007. Nel 2008 credo di essere maturato e di avere mostrato a tutti che avevo quanto occorre per ambire al titolo".

Poi hai deciso di fare il grande salto e di trasferirti in America, dove la tua prima stagione nel Supercross si è conclusa presto per un infortunio alla spalla ad Anaheim nel 2009. Quindi nel 2010 un altro infortunio che ti ha costretto a saltare un certo numero di gare. Se potessi tornare indietro, prenderesti ancora la decisione di passare due anni negli States?
"Quando mi sono trasferito in America è stata la realizzazione di un sogno. Un sogno che coltivavo sin da quando ero molto piccolo, per cui, comunque sia andata, non la considero un'esperienza negativa. Certo, mi avrebbe fatto parecchio piacere se le cose fossero andate un pochino meglio, ma di fatto non posso cambiare quello che è stato. Ad esempio, l'infortunio non è stato così grave da tenermi fuori dalle competizioni per un bel po', ma me lo sono trascinato dietro e mi ha impedito di essere al 100% e di dare il massimo, per cui non sono mai riuscito ad esprimermi al meglio delle mie possibilità".

Avevi solamente 19 anni. Ti mancava la tua famiglia, o anche solo lo stile di vita a cui eri abituato?
"Beh, è stata dura, la mia famiglia mi mancava moltissimo, ma sono venuti spesso a trovarmi. Quando mi sono trasferito, il mio amico Ed è venuto con me e abbiamo dovuto crescere in fretta e imparare parecchio… sai, anche cose normali come preoccuparsi delle bollette, gestire una casa e tutti i problemi che ne possano derivare. Ma sono contento di averlo fatto: è stata un'esperienza che mi ha maturato molto".

In seguito hai deciso di tornare in Europa e di schierarti nuovamente al via della MX2 con il Team CLS Monster Energy Kawasaki Pro Circuit, lasciando KTM per Kawasaki. Nel 2011 hai concluso la stagione terzo dietro a Ken Roczen e Jeffrey Herlings. Andavi forte quell'anno, ma eri spesso penalizzato da brutte partenze che ti costringevano a rimonte impegnative…
"Si, è vero, quell'anno le mie partenze erano sempre problematiche. La moto era buona, ma non a livello delle KTM di Roczen ed Herlings. Poi in gara ero sempre in grado di girare sui loro tempi, ma, come dici tu, mentre io ero impegnato a recuperare, loro erano già scappati via".

Nella tua ultima stagione in MX2 hai concluso di nuovo secondo alle spalle di Herlings. È stato un ciclo travagliato, dove il DNF nella prima manche di Fermo e i due ritiri in Lettonia ti sono costati il titolo. Però su 16 Gran Premi sei salito sul podio 13 volte… un palmares piuttosto impressionante, a dire il vero. Inoltre la tua vittoria nel Gran Premio di casa ti ha fatto entrare nell'Olimpo dei riders della storia inglese. In termini di GP vinti, sei terzo dietro a due mostri sacri come Dave Thorpe e Jeff Smith. Quanto sei orgoglioso di questo?
"Il Gran Premio d'Inghilterra ha rappresentato probabilmente il momento più alto della mia carriera. Ero ben consapevole di quello che ci si aspettava da me e moltissime persone sono venute al Gran premio per sostenermi, quindi non volevo deluderle! Ti confesso che il week-end è stato tosto per me, avevo continuamente intorno la stampa e un nugolo di fans che mi seguiva ovunque, quindi non ho mai avuto un momento per me stesso, per liberare la mente e rilassarmi in vista delle manche. Una volta abbassato il cancelletto di Gara1, però, mi sono dimenticato di tutto e ho fatto quello che dovevo fare. Tra le due manche avevo una tensione tale addosso che non riuscivo nemmeno a mangiare, dormire o semplicemente risposare! Dopo la vittoria, però, ricordo di aver pensato che ne era valsa la pena. È stata dura, ma rappresenta quel genere di ricordo che mi fa sorridere ancora ogni volta che ci penso…".


Tu e Jeffrey Herlings: gli unici due piloti realmente in grado di lottare per il titolo MX2. Quali pensi siano le differenze tra te e "the Dutch kid"?
"'The Dutch kid'…(ride, forse non ricorda che questa definizione l'ha coniata proprio lui, ndr). Diciamo che in pista non ci si poteva vedere, ma lui non è poi così male, in definitiva vuole vincere come chiunque altro. Non posso negare che sia un pilota estremamente dotato… Magari qualcuno lo biasima per il suo atteggiamento e per come agisce a volte, ma è giovane, ha tempo di maturare. Non credo che le sue capacità siano molto diverse dalle mie. Certo, lui guida molto bene sulla sabbia, ma alla fine, cerca di dare il meglio di sé, come fanno tutti i piloti".

Hai compiuto 23 anni, il che significa che devi fare il grande passo in MX1, devi andare là a giocare con i "big boys". Sei eccitato per questa nuova sfida? Come ti trovi con la 450?
"L'ho provata parecchio per divertimento nel 2012, per cui diciamo che non mi è completamente nuova. Mi è sempre piaciuto guidarla. Una nuova sfida? Sì, ma la vedo come parte di un percorso: sei un pilota e arriva un giorno per te in cui devi passare da una classe all'altra. Certo, avrei preferito farlo con un titolo MX2 in tasca, ma non vedo ragioni per cui non possa vincerne uno proprio nella classe maggiore. Devo solo correre come so di poter fare!".

Questo sarà il tuo terzo anno consecutivo con il Team CLS. Come è il tuo rapporto con loro?
"Mi trovo molto bene, sono circondato da brave persone. Ho buoni rapporti anche con Mitch Payton in USA, per cui so che quando vado a girare in California sono 'ben curato' e posso lavorare con lo staff per sistemare la moto al meglio. Allo stesso modo il Team CLS è grandioso, il mio meccanico Itto lavora sodo e non lo ringrazierò mai abbastanza per quello che fa per me. E vale lo stesso per il resto del Team, sono tutti gran lavoratori!".

Non si sa molto di te e della tua vita al di fuori del Motocross: come vivi? Ad esempio, sei uno dei pochi piloti che non fa base in Belgio. Dipende dal nazionalismo inglese o non ti piace fare come gli altri?
"Beh, la mia vita è di fatto correre e allenarmi, quindi non c'è molto da sapere al di fuori del Motocross. Quando ho del tempo libero mi piace organizzare qualcosa con gli amici o andare in vacanza. Per quanto riguarda il Belgio, se ci devo andare e starci un periodo per allenarmi sulla sabbia per me va bene, ma non vedo la necessità di viverci stabilmente. Preferisco stare in Inghilterra, dove ho tutto ciò che mi serve a portata di mano: vivo praticamente attaccato alla palestra, posso allenarmi con Kirk (il suo preparatore atletico, ndr) quando voglio e la mia pista privata è a dieci minuti da casa".

Com'è il tuo rapporto con gli altri piloti? Hai degli amici nel paddock? O, se non proprio amici, qualcuno con cui ti trovi bene o esci la sera a berti una birra?
"Mi piacerebbe pensare di essere un tipo amichevole alle gare, ma in realtà poi preferisco stare per i fatti miei e concentrarmi sul motivo per il quale sono lì. Però saluto tutti e, ad esempio, Mel Pocock vive da me, per cui con lui vado d'accordo… è un tipo divertente! Anche i miei amici Ed e Top Lad vivono da me, per cui in settimana, dopo l'allenamento, faccio spesso qualcosa con loro".

Come hai trascorso il periodo invernale? Quando hai cominciato la preparazione per la stagione?
"Guarda, non appena finisce l'ultima gara della stagione mi piace andare in vacanza da qualche parte. Quest'anno per esempio sono andato a Cancun per cinque giorni con degli amici. Poi, visto che le settimane di 'non lavoro' sono effettivamente poche, mi piace stare con la mia famiglia. Normalmente comincio la preparazione a novembre e poi in gennaio vado in California ad allenarmi".

Quest'anno il Mondiale comincerà prima del solito e i primi due Gran Premi si correranno in Qatar e Tailandia. Lo ritieni un passo avanti per il Motocross?
"Beh, penso sia positivo vedere il Motocross spostarsi in paesi diversi e toccare posti nuovi. D'altra parte non credo sia saggio disputare le prime due gare laggiù… Ad ogni modo a me piace visitare posti sconosciuti e correre su piste mai viste prima: fintantoché sono preparate come si deve, non mi lamento".

Quest'anno Youthstream ha proposto un nuovo programma di gara per i Gran Premi oltreoceano, secondo il quale MX1 ed MX2 correranno insieme… questo significa che assisteremo ad altri duelli mozzafiato tra te ed Herlings! Cosa ne pensi? Sarà difficile per i piloti della MX2?
"Guarda, non penso sia una grande idea, ma capisco perché lo si debba fare. Sì, penso che sarà più difficile per i piloti della MX2, soprattutto in partenza… e spero che queste difficoltà non riguardino anche me!".

Sei fiducioso per la prossima stagione? Che genere di aspettative hai per il tuo debutto in MX1? Voglio dire, ci sono un sacco di piloti tosti e veloci… chi pensi saranno i candidati più papabili per il titolo MX1? E per quello della MX2?
"Sono fiducioso in me stesso e penso che il 2013 sarà un buon anno per me. Cairoli andrà molto forte, vedo bene anche Desalle… per quanto riguarda la duemmezzo, invece, penso che Jeffrey Herlings avrà la vita piuttosto facile quest'anno".

Chi ti senti di dover ringraziare a questo punto della tua vita e della tua carriera?
"Il mio team e i miei sponsor, lavorano tutti sodo per raggiungere sempre il meglio. Poi JJ, Harry, Itto, Renne, Little Harry… anche il mio management fa molto per me: Jamie (Dobb, ndr) mi dà una grossa mano in quello che faccio. Poi il mio preparatore Kirk e ovviamente i miei genitori e i miei amici, che sono sempre lì per me. Potrei essermi dimenticato di qualcuno, ma tutte le persone che devo ringraziare sanno chi sono, per cui: 'Grazie'".
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