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Davide Guarneri interview. Il terzo incomodo
il 03/07/2013 in News
A 28 anni è nel pieno della maturità agonistica, ma ha sicuramente raccolto meno di quanto avrebbe potuto. Per tanti motivi diversi. E tanta s...fortuna

Davide Guarneri, 28 anni, di Darfo Boario
Terme (Brescia), toponomasticamente noto come
il "Pota", è il terzo pilota italiano MX1 dell'era contemporanea
in termini di risultati, talento e popolarità. Spesso
mi è capitato di pensare a lui come l'uomo giusto al momento
sbagliato. In senso assolutamente positivo, intendiamoci!
Ex enfant-prodige del Minicross nazionale (due titoli consecutivi nel '94 e '95), Davide è ormai un pilota navigato, con un bel bagaglio di esperienza alle spalle. Personalmente, credo che ad averne impedito un'affermazione più perentoria di quella che effettivamente ha avuto, sia stata solo la sfortunata congiunzione spazio-temporale del suo arrivo sul palcoscenico del Motocross mondiale. Detto più chiaramente: bravo è bravo, ma si è trovato a crescere e competere nell'era Cairoli/Philippaerts. Il che significa che ha sempre dovuto confrontarsi con due piloti che gli arrivavano davanti, e per di più connazionali. Due avversari (e che avversari!) che gli contendevano non solo la vittoria di una gara, di un campionato o di un titolo, ma anche la guida in un team ufficiale o il favore dei fan.
Siccome, per quanto bergamasco, Davide non è affatto permaloso – e inoltre è estremamente loquace – la conferma la chiediamo direttamente a lui.
Cosa pensi di questa analisi Davide? Ci ho preso o non ci siamo proprio?
"Sì, diciamo che da un certo punto di vista la mia carriera è stata proprio cosi. Un po' a causa di errori miei e un po' perché il fato, si sa, non sorride a tutti. Possiamo iniziare con il dire che la mia famiglia, ovvero mio padre, non ha mai avuto contatti nel Motocross "che conta", anche perché i primi anni nel Minicross erano stati improntati al divertimento, non a un obiettivo preciso. Di conseguenza la mia crescita, nonostante la mia velocità innata, è sempre stata un po' frenata dal non poter entrare subito in un team "giusto", formato da persone con l'esperienza adeguata per potermi consigliare al meglio. A dire la verità nel Minicross e nei Cadetti 125 non ho mai avuto scontri diretti né con Cairoli né con Philippaerts, anche per questioni di età. Abbiamo cominciato ad incontrarci e "scontrarci" quando siamo passati nei 125 Senior, poi al Mondiale Under17 e in qualche gara del Mondiale 2003, e non ho timore a dire che allora ero nettamente più veloce sia di Antonio che di David. Quel periodo è stato molto proficuo per me: ho vinto il mundialito under 17, poi nel 2003 sono finito ottavo in due Gran Premi e ho addirittura fatto una pole position nel GP di Francia, a Erneé. Purtroppo in quel momento storico – sempre per il discorso "fortuna" – c'era abbondanza di piloti ufficiali in tutte le Case, e specialmente in KTM (moto con la quale correvo anch'io): quindi non ho ricevuto offerte da team importanti o supportati ufficialmente, e nel 2004 ho potuto fare solo qualche gara, con risultati non molto buoni. Fino al 2004 per me era difficile anche solo allenarmi, perché la mia famiglia era impegnata in un'attività commerciale e non aveva molto tempo per portarmi agli allenamenti… e questo non è certo il modo migliore per affrontare gare importanti!".
Accidenti… ma fortuna proprio zero?
"No, a metà 2004 ho avuto anch'io un colpo di fortuna, anzi due: prima la conoscenza con Trampas Parker, poi un contatto da Ilario Ricci mi hanno permesso di trovare un team di buon livello, con cui sono riuscito a mostrare la mia velocità. Purtroppo però sono anche incorso in numerosi infortuni, che mi hanno condizionato parecchio: basti dire che ho subito 5 operazioni alle ginocchia, che hanno sicuramente complicato la mia carriera e la mia crescita. Si parla molto dei top rider che si infortunano, ma la gente non sa quanti piloti giovani di talento possono non arrivare a fare l'ultimo "step" per colpa di infortuni! Comunque poi sono arrivati gli anni in Yamaha, con qualche vittoria e il quarto posto finale al Mondiale MX2 nel 2009. A questo punto le cose sembravano essersi messe bene per me, c'era la concreta possibilità di restare in Yamaha da ufficiale per puntare al titolo nel 2010, ma… ancora un altro colpo di "fortuna": Youthstream introduce la regola del passaggio obbligato alla MX1 per gli over 23 e io devo dire addio alle speranze di puntare al titolo MX2! Bastano come esempi della faccenda dell'uomo giusto al momento sbagliato?".
Come hai gestito psicologicamente questi rovesci di fortuna? Intendo dire, hai mai avuto la tentazione di abbandonare tutto, oppure è stato tutto mordente per impegnarti ancora di più?
"Di sicuro ti capita di demoralizzarti un po' quando vedi piloti che hanno, per vari fattori, un miglioramento più rapido del tuo, o che salgono su moto ufficiali mentre tu, per coincidenze sfortunate, fai fatica o sei fermo a casa. Però mi piace sempre salire sulla moto e cercare di dimostrare che non ho perso il talento e che posso essere veloce almeno quanto i top rider. C'è anche da dire che quando riesci ad arrivare davanti a piloti sulla carta più quotati è sempre una bella sensazione. Per questo continuo sempre a metterci il cento per cento con tutte le moto e i team con cui corro".
Sei notoriamente uno che parla chiaro, che ha opinioni precise e che non ha timore di esprimerle. Dunque sei la persona giusta a cui chiedere un parere schietto e sincero sulla nuova formula adottata da Youthstream per i GP oltreoceano e, pare, per tutto il campionato dal 2014. Da pilota, come la vedi?
"Io penso che sia una scelta molto sbagliata e i primi due GP dell'anno lo hanno dimostrato in pieno. Per prima cosa è vero che le MX2 hanno cilindrate più piccole, ma in piste come quelle delle trasferte oltreoceano, strette e con molti salti, la differenza non è cosi marcata da giustificare il vantaggio di avere riservate le prime 20 posizioni al cancello e una pausa più lunga di più di un'ora rispetto alla MX1. Poi ci sono anche rischi per la sicurezza dei piloti, come quello che ho corso io personalmente in Qatar: dopo una caduta mi sono trovato nel bel mezzo di una battaglia della MX2, e in un punto dove c'erano un paio di salti che le duemmezzo non riuscivano a chiudere bene. Così mi era impossibile saltare, altrimenti sarei atterrato sopra a qualche pilota, e ho perso molto tempo. Un altro problema da non sottovalutare è che in gara né il pilota né il meccanico che segnala riescono a capire in che posizione di categoria sei, e a che punto sono il pilota che ti precede e quello che segue".
Il motivo ufficiale è di non affossare, televisivamente parlando, la MX2. In effetti sembra ragionevole, visto che i palinsesti delle maggiori emittenti nazionali (compresa Al Jazeera, che nei Paesi del Medio Oriente ha una vastissima diffusione) sono interessati a un format che non superi l'ora, ora e mezzo al massimo, serve un taglio dei tempi tecnici della diretta: da qui le tre manche invece delle solite quattro.
"Posso capire le motivazioni televisive, ma non credo che sia la soluzione adatta, anche perché la MX2 risulta comunque affossata. Se escludiamo Herlings, che è l'unico a lottare nelle posizioni top, la maggior parte delle MX2 sono relegate nelle retrovie, quindi magari rischi di trovare il terzo o il quarto di questa classe in sedicesima o diciottesima posizione. Questo anche per la diversità prestazionale che secondo me c'è tra la MX2 e la MX1 al momento".
Scommetto che hai già studiato una possibile soluzione…
"Guarda, di possibili soluzioni ce ne potrebbero essere molte. Basterebbe disputare le due manche di sabato assegnando punti dimezzati, e domenica una sola manche per categoria con punti pieni e podio a chi vince quella, così da fare un format di un ora e mezza".
Dai, visto che ne abbiamo parlato… spiegaci anche cosa pensi della regola del passaggio obbligatorio in MX1 a 23 anni!
"Ribadisco che secondo me è una regola ingiusta in partenza. Mi pare che la storia del Cross dimostri come le caratteristiche fisiche o di guida di alcuni piloti si sposino meglio con la cilindrata più piccola a prescindere dalla loro età: molti di questi hanno vinto titoli dopo la soglia dei 23 anni. Inoltre credo che anche per le Case sia più facile sviluppare le moto e le parti speciali con un pilota di esperienza, che possa fornire loro feedback più precisi di quanto possa fare un giovane alle prime armi. Senza contare che per un pilota che diventa campione del mondo (quindi il più forte del mondo su una MX2) sarebbe un titolo più completo, sapendo che ha battuto piloti di tutte le età. Abbiamo già un ottimo Campionato Europeo MX2: per lanciare i giovani basterebbe quello, con un limite di età per i piloti, che potrebbero poi passare a un campionato MX2 senza vincoli, come succedeva in passato".
Parliamo un po' di te. Solo negli ultimi 5 o 6 anni ti abbiamo visto in sella, nell'ordine, su una Yamaha, una Honda, una Kawasaki, una KTM e un'altra KTM. Se escludiamo la parentesi nel team di Ilario Ricci (allora Yamaha) che è stata piuttosto lunga e proficua, in seguito hai cambiato una moto (e un team) all'anno. Come ti spieghi questo avvicendamento?
"Purtroppo negli ultimi anni sono cambiate molte cose, e ogni anno molti piloti si sono spostati dalla MX2 alla MX1, rimpolpando le file dei "pretendenti" alla ricerca di un buon team. Senza scendere nei dettagli, con qualche squadra ho avuto diverbi tecnici, mentre qualche altra ha avuto problemi di budget che, come è ovvio, si sono riflessi su di me (e sul mio ingaggio!). Oltretutto con la situazione economica e politica che ci troviamo a fronteggiare, le cose ora sono più complicate di quanto sembra dall'esterno. Da parte mia c'è sempre stato il massimo impegno sulla moto e fuori, e devo dire che ho trovato la stessa dedizione in quasi tutti i team con i quali ho avuto rapporti".
Un ricordo bello e uno brutto legato a ciascuna moto con la quale hai corso?
"Con Yamaha di bello ricordo la vittoria a Namur, di brutto le partenze… non ne imbroccavo una! Con Honda ho vinto gli Internazionali d'Italia, ma a fine anno sono stato escluso dal Nazioni. Con Kawasaki la pole position in Bulgaria è stata un momento topico, mentre ricordo ancora le due 'tronate' prese nel Gran Premio del Brasile e degli Stati Uniti! Con KTM, l'anno scorso, di positivo c'è stato sicuramente il Nazioni a Lommel, di brutto i due Gran Premi oltreoceano di Messico e Brasile".
Un tuo difetto e un tuo pregio come pilota.
"Un pregio di sicuro è la percorrenza di curva, il difetto la rapidità (poca…) sullo stretto".
E come persona?
"Parlo con tutti e saluto tutti, ma come avrete notato anche da questa intervista forse dico le cose in modo troppo diretto e a volte questo mi penalizza… non tutti apprezzano!".
Come ti vedi quest'anno?
"Quest'anno è iniziato con un infortunio alla caviglia a Mantova, ma il team ha lavorato bene sulla moto e con il nuovo KTM 450 mi trovo bene. Sappiamo tutti che ormai in MX1 ci sono venti piloti forti, ma l'obiettivo è cercare di stare nei dieci e magari, con qualche partenza buona, dare fastidio ai primi".
Pensi che saranno i soliti noti a dominare sia nella MX1 che nella MX2?
"Sicuramente in MX2 non ci saranno sorprese: Herlings dominerà la stagione. Nella MX1, il più in forma è sempre Antonio: per ora ha dimostrato di avere un passo migliore di tutti… la lotta per il secondo e il terzo posto la vedo tra Desalle e Paulin".
Chi è il pilota con il quale vai più d'accordo?
"Sicuramente Tanel Leok: abbiamo passato un anno insieme nel Team Honda LS e siamo entrambi due persone abbastanza tranquille, quindi ci troviamo d'accordo".
Uno invece che non sopporti?
"In generale i piloti francesi sono un po' particolari, la maggior parte di loro fatica a salutare ed è difficile scambiarci anche solo due parole".
Se potessi scegliere, con quale moto e in quale team correresti?
"Il team KTM Factory ha delle moto potenti e un'organizzazione ottimale, ma anche Rinaldi ha sempre avuto moto e organizzazione al top".
Chi sono le persone più importanti per te?
"Indubbiamente la mia famiglia è al primo posto, mi ha sempre supportato e mi ha portato dove sono ora. Poi tutte quelle persone che mi sono state vicino nei momenti belli e nei momenti brutti: a loro va il mio sincero grazie. Saltiamo però il capitolo "ragazze", che è meglio…".
Ex enfant-prodige del Minicross nazionale (due titoli consecutivi nel '94 e '95), Davide è ormai un pilota navigato, con un bel bagaglio di esperienza alle spalle. Personalmente, credo che ad averne impedito un'affermazione più perentoria di quella che effettivamente ha avuto, sia stata solo la sfortunata congiunzione spazio-temporale del suo arrivo sul palcoscenico del Motocross mondiale. Detto più chiaramente: bravo è bravo, ma si è trovato a crescere e competere nell'era Cairoli/Philippaerts. Il che significa che ha sempre dovuto confrontarsi con due piloti che gli arrivavano davanti, e per di più connazionali. Due avversari (e che avversari!) che gli contendevano non solo la vittoria di una gara, di un campionato o di un titolo, ma anche la guida in un team ufficiale o il favore dei fan.
Siccome, per quanto bergamasco, Davide non è affatto permaloso – e inoltre è estremamente loquace – la conferma la chiediamo direttamente a lui.
Cosa pensi di questa analisi Davide? Ci ho preso o non ci siamo proprio?
"Sì, diciamo che da un certo punto di vista la mia carriera è stata proprio cosi. Un po' a causa di errori miei e un po' perché il fato, si sa, non sorride a tutti. Possiamo iniziare con il dire che la mia famiglia, ovvero mio padre, non ha mai avuto contatti nel Motocross "che conta", anche perché i primi anni nel Minicross erano stati improntati al divertimento, non a un obiettivo preciso. Di conseguenza la mia crescita, nonostante la mia velocità innata, è sempre stata un po' frenata dal non poter entrare subito in un team "giusto", formato da persone con l'esperienza adeguata per potermi consigliare al meglio. A dire la verità nel Minicross e nei Cadetti 125 non ho mai avuto scontri diretti né con Cairoli né con Philippaerts, anche per questioni di età. Abbiamo cominciato ad incontrarci e "scontrarci" quando siamo passati nei 125 Senior, poi al Mondiale Under17 e in qualche gara del Mondiale 2003, e non ho timore a dire che allora ero nettamente più veloce sia di Antonio che di David. Quel periodo è stato molto proficuo per me: ho vinto il mundialito under 17, poi nel 2003 sono finito ottavo in due Gran Premi e ho addirittura fatto una pole position nel GP di Francia, a Erneé. Purtroppo in quel momento storico – sempre per il discorso "fortuna" – c'era abbondanza di piloti ufficiali in tutte le Case, e specialmente in KTM (moto con la quale correvo anch'io): quindi non ho ricevuto offerte da team importanti o supportati ufficialmente, e nel 2004 ho potuto fare solo qualche gara, con risultati non molto buoni. Fino al 2004 per me era difficile anche solo allenarmi, perché la mia famiglia era impegnata in un'attività commerciale e non aveva molto tempo per portarmi agli allenamenti… e questo non è certo il modo migliore per affrontare gare importanti!".
Accidenti… ma fortuna proprio zero?
"No, a metà 2004 ho avuto anch'io un colpo di fortuna, anzi due: prima la conoscenza con Trampas Parker, poi un contatto da Ilario Ricci mi hanno permesso di trovare un team di buon livello, con cui sono riuscito a mostrare la mia velocità. Purtroppo però sono anche incorso in numerosi infortuni, che mi hanno condizionato parecchio: basti dire che ho subito 5 operazioni alle ginocchia, che hanno sicuramente complicato la mia carriera e la mia crescita. Si parla molto dei top rider che si infortunano, ma la gente non sa quanti piloti giovani di talento possono non arrivare a fare l'ultimo "step" per colpa di infortuni! Comunque poi sono arrivati gli anni in Yamaha, con qualche vittoria e il quarto posto finale al Mondiale MX2 nel 2009. A questo punto le cose sembravano essersi messe bene per me, c'era la concreta possibilità di restare in Yamaha da ufficiale per puntare al titolo nel 2010, ma… ancora un altro colpo di "fortuna": Youthstream introduce la regola del passaggio obbligato alla MX1 per gli over 23 e io devo dire addio alle speranze di puntare al titolo MX2! Bastano come esempi della faccenda dell'uomo giusto al momento sbagliato?".
Come hai gestito psicologicamente questi rovesci di fortuna? Intendo dire, hai mai avuto la tentazione di abbandonare tutto, oppure è stato tutto mordente per impegnarti ancora di più?
"Di sicuro ti capita di demoralizzarti un po' quando vedi piloti che hanno, per vari fattori, un miglioramento più rapido del tuo, o che salgono su moto ufficiali mentre tu, per coincidenze sfortunate, fai fatica o sei fermo a casa. Però mi piace sempre salire sulla moto e cercare di dimostrare che non ho perso il talento e che posso essere veloce almeno quanto i top rider. C'è anche da dire che quando riesci ad arrivare davanti a piloti sulla carta più quotati è sempre una bella sensazione. Per questo continuo sempre a metterci il cento per cento con tutte le moto e i team con cui corro".
Sei notoriamente uno che parla chiaro, che ha opinioni precise e che non ha timore di esprimerle. Dunque sei la persona giusta a cui chiedere un parere schietto e sincero sulla nuova formula adottata da Youthstream per i GP oltreoceano e, pare, per tutto il campionato dal 2014. Da pilota, come la vedi?
"Io penso che sia una scelta molto sbagliata e i primi due GP dell'anno lo hanno dimostrato in pieno. Per prima cosa è vero che le MX2 hanno cilindrate più piccole, ma in piste come quelle delle trasferte oltreoceano, strette e con molti salti, la differenza non è cosi marcata da giustificare il vantaggio di avere riservate le prime 20 posizioni al cancello e una pausa più lunga di più di un'ora rispetto alla MX1. Poi ci sono anche rischi per la sicurezza dei piloti, come quello che ho corso io personalmente in Qatar: dopo una caduta mi sono trovato nel bel mezzo di una battaglia della MX2, e in un punto dove c'erano un paio di salti che le duemmezzo non riuscivano a chiudere bene. Così mi era impossibile saltare, altrimenti sarei atterrato sopra a qualche pilota, e ho perso molto tempo. Un altro problema da non sottovalutare è che in gara né il pilota né il meccanico che segnala riescono a capire in che posizione di categoria sei, e a che punto sono il pilota che ti precede e quello che segue".
Il motivo ufficiale è di non affossare, televisivamente parlando, la MX2. In effetti sembra ragionevole, visto che i palinsesti delle maggiori emittenti nazionali (compresa Al Jazeera, che nei Paesi del Medio Oriente ha una vastissima diffusione) sono interessati a un format che non superi l'ora, ora e mezzo al massimo, serve un taglio dei tempi tecnici della diretta: da qui le tre manche invece delle solite quattro.
"Posso capire le motivazioni televisive, ma non credo che sia la soluzione adatta, anche perché la MX2 risulta comunque affossata. Se escludiamo Herlings, che è l'unico a lottare nelle posizioni top, la maggior parte delle MX2 sono relegate nelle retrovie, quindi magari rischi di trovare il terzo o il quarto di questa classe in sedicesima o diciottesima posizione. Questo anche per la diversità prestazionale che secondo me c'è tra la MX2 e la MX1 al momento".
Scommetto che hai già studiato una possibile soluzione…
"Guarda, di possibili soluzioni ce ne potrebbero essere molte. Basterebbe disputare le due manche di sabato assegnando punti dimezzati, e domenica una sola manche per categoria con punti pieni e podio a chi vince quella, così da fare un format di un ora e mezza".
Dai, visto che ne abbiamo parlato… spiegaci anche cosa pensi della regola del passaggio obbligatorio in MX1 a 23 anni!
"Ribadisco che secondo me è una regola ingiusta in partenza. Mi pare che la storia del Cross dimostri come le caratteristiche fisiche o di guida di alcuni piloti si sposino meglio con la cilindrata più piccola a prescindere dalla loro età: molti di questi hanno vinto titoli dopo la soglia dei 23 anni. Inoltre credo che anche per le Case sia più facile sviluppare le moto e le parti speciali con un pilota di esperienza, che possa fornire loro feedback più precisi di quanto possa fare un giovane alle prime armi. Senza contare che per un pilota che diventa campione del mondo (quindi il più forte del mondo su una MX2) sarebbe un titolo più completo, sapendo che ha battuto piloti di tutte le età. Abbiamo già un ottimo Campionato Europeo MX2: per lanciare i giovani basterebbe quello, con un limite di età per i piloti, che potrebbero poi passare a un campionato MX2 senza vincoli, come succedeva in passato".
Parliamo un po' di te. Solo negli ultimi 5 o 6 anni ti abbiamo visto in sella, nell'ordine, su una Yamaha, una Honda, una Kawasaki, una KTM e un'altra KTM. Se escludiamo la parentesi nel team di Ilario Ricci (allora Yamaha) che è stata piuttosto lunga e proficua, in seguito hai cambiato una moto (e un team) all'anno. Come ti spieghi questo avvicendamento?
"Purtroppo negli ultimi anni sono cambiate molte cose, e ogni anno molti piloti si sono spostati dalla MX2 alla MX1, rimpolpando le file dei "pretendenti" alla ricerca di un buon team. Senza scendere nei dettagli, con qualche squadra ho avuto diverbi tecnici, mentre qualche altra ha avuto problemi di budget che, come è ovvio, si sono riflessi su di me (e sul mio ingaggio!). Oltretutto con la situazione economica e politica che ci troviamo a fronteggiare, le cose ora sono più complicate di quanto sembra dall'esterno. Da parte mia c'è sempre stato il massimo impegno sulla moto e fuori, e devo dire che ho trovato la stessa dedizione in quasi tutti i team con i quali ho avuto rapporti".
Un ricordo bello e uno brutto legato a ciascuna moto con la quale hai corso?
"Con Yamaha di bello ricordo la vittoria a Namur, di brutto le partenze… non ne imbroccavo una! Con Honda ho vinto gli Internazionali d'Italia, ma a fine anno sono stato escluso dal Nazioni. Con Kawasaki la pole position in Bulgaria è stata un momento topico, mentre ricordo ancora le due 'tronate' prese nel Gran Premio del Brasile e degli Stati Uniti! Con KTM, l'anno scorso, di positivo c'è stato sicuramente il Nazioni a Lommel, di brutto i due Gran Premi oltreoceano di Messico e Brasile".
Un tuo difetto e un tuo pregio come pilota.
"Un pregio di sicuro è la percorrenza di curva, il difetto la rapidità (poca…) sullo stretto".
E come persona?
"Parlo con tutti e saluto tutti, ma come avrete notato anche da questa intervista forse dico le cose in modo troppo diretto e a volte questo mi penalizza… non tutti apprezzano!".
Come ti vedi quest'anno?
"Quest'anno è iniziato con un infortunio alla caviglia a Mantova, ma il team ha lavorato bene sulla moto e con il nuovo KTM 450 mi trovo bene. Sappiamo tutti che ormai in MX1 ci sono venti piloti forti, ma l'obiettivo è cercare di stare nei dieci e magari, con qualche partenza buona, dare fastidio ai primi".
Pensi che saranno i soliti noti a dominare sia nella MX1 che nella MX2?
"Sicuramente in MX2 non ci saranno sorprese: Herlings dominerà la stagione. Nella MX1, il più in forma è sempre Antonio: per ora ha dimostrato di avere un passo migliore di tutti… la lotta per il secondo e il terzo posto la vedo tra Desalle e Paulin".
Chi è il pilota con il quale vai più d'accordo?
"Sicuramente Tanel Leok: abbiamo passato un anno insieme nel Team Honda LS e siamo entrambi due persone abbastanza tranquille, quindi ci troviamo d'accordo".
Uno invece che non sopporti?
"In generale i piloti francesi sono un po' particolari, la maggior parte di loro fatica a salutare ed è difficile scambiarci anche solo due parole".
Se potessi scegliere, con quale moto e in quale team correresti?
"Il team KTM Factory ha delle moto potenti e un'organizzazione ottimale, ma anche Rinaldi ha sempre avuto moto e organizzazione al top".
Chi sono le persone più importanti per te?
"Indubbiamente la mia famiglia è al primo posto, mi ha sempre supportato e mi ha portato dove sono ora. Poi tutte quelle persone che mi sono state vicino nei momenti belli e nei momenti brutti: a loro va il mio sincero grazie. Saltiamo però il capitolo "ragazze", che è meglio…".
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