Cerca

Seguici con

News

Tom Vialle: questione di metodo

Redazione
dalla Redazione il 16/05/2024 in News
Tom Vialle: questione di metodo
Chiudi

Abbiamo intervistato Il pilota francese, che dopo i due titoli MX2 del 2020 e 2022 si è spostato negli Stati Uniti per correre nell'AMA Supercross e Motocross, vincendo il titolo 250SX East

“The world is not enough” era il titolo di un celebre film di James Bond, ma il mondo – nel senso del Mondiale – sembra non bastare più a un numero crescente di crossisti che si sono spostati negli USA. Soprattutto i francesi, come Pourcel, Musquin, Ferrandis solo per citare gli ultimi; ma anche un protagonista assoluto dell’ultimo decennio come Ken Roczen. E in attesa di vedere Jorge Prado, l’ultimo campione del mondo a cambiare sponda dell’Atlantico è stato Tom Vialle.

Il francesino di Avignone, 23 anni e spiccioli, dopo i due titoli MX2 del 2020 e 2022 si è spostato negli Stati Uniti per correre in AMA Supercross e Motocross nella stagione 2023. Ottavo in 250SX East all’esordio, quest’anno ha realizzato una stagione maiuscola vincendo il titolo nella finalissima “shootout” – in cui corrono i piloti di entrambe le coste – di Salt Lake City.

Incontriamo Tom in un meeting online a pochi giorni dal titolo per un’intervista online: non ha potuto rientrare dalla California visto che il 25 maggio inizia la stagione outdoors con il National.

Tom Vialle: questione di metodo

Ciao Tom e complimenti! Hai raddrizzato la stagione che sembrava un po’ compromessa.

“Sì, dopo la caduta e l’ottavo posto nella prima gara dell’anno ero giù, perché quest’anno l’obiettivo era quello di essere costante nei risultati. Da lì in poi ho fatto 7 podi nelle 8 gare successive, e le vittorie consecutive a Daytona e Birmingham mi hanno dato una grande spinta. Anche la moto è miglioratissima rispetto all’anno scorso, di questo devo ringraziare il team”.

Com’è stato il passaggio?

“È tutto molto diverso , ma era il mio obiettivo. Mi sono detto che dovevo mettere via tutto quello che sapevo e ripartire da zero, una vita diversa. Non conoscevo niente degli USA, ma conoscevo me stesso e questo è stato fondamentale. Come è stato fondamentale avere con me la mia famiglia: senza di loro non so se sarei venuto a correre qui”.

Tuo papà è da sempre il tuo meccanico in allenamento, hai con te anche tua madre e tuo fratello.

“Come ti dicevo non ce l’avrei fatta da solo, qui la vita è così diversa. Certo non volevo imporre niente a loro, ma è bello che siano con me. Mio padre da giovane aveva corso a sua volta in AMA, ha anche vinto qualche heat, insomma sapeva cosa mi aspettava. E lui mi conosce così bene… A volte mi sorprendo di quante cose noti. È con me ad ogni gara, ad ogni allenamento, ci confrontiamo, è naturale per me sapere che c’è e posso avere un confronto con me – un confronto oggettivo intendo”.

Non ti hanno aiutato i tuoi compagni di team, Sexton e il tuo connazionale Musquin?

“Certo. Chase è uno dei ragazzi più veloci in 450, ci siamo allenati insieme da novembre e mi ha aiutato molto. L’allenamento per il SX è un po’ diverso, ma ho capito subito che il lavoro con lui era quello giusto. Guidavamo insieme tutti i giorni, ho imparato molto da lui sia in pista che fuori. C’è tanto da imparare da lui; poi da gennaio ho iniziato ad allenarmi anche con Marvin, e la mia curva di apprendimento si è impennata”.

Musquin è stato un modello per te? Alla fine hai fatto un percorso molto simile al suo, il titolo MX2, poi la Costa Est…

“Ti dirò che anche lui ha vinto la sua prima gara a Daytona come me, poi ha vinto la successiva come me… e poi ne ha vinta una terza di fila, mentre io non ci sono riuscito! A parte gli scherzi, è stato sempre un piacere guardarlo. In realtà nemmeno ricordo gli anni in cui correva in Europa, ero troppo piccolo; l’ho incontrato per la prima volta soltanto quest’anno e lui si è fatto male quasi subito, ma è stato incredibile essere suo compagno di squadra. È un ragazzo super-intelligente, vede un sacco di cose che gli altri non vedono e mi ha dato veramente molti consigli”.

Tom Vialle: questione di metodo

Alla fine gli europei sono riusciti a vincere piuttosto spesso in 250, ma in 450 è un pezzo che non succede. Tu cosa farai l’anno prossimo?

“Nel Mondiale ho debuttato nel 2019 e nel 2020 ho vinto il titolo, qui ho fatto lo stesso vincendo al secondo anno. Mi sento pronto per la 450 anche se non ho ancora veramente deciso cosa fare, quando fare il passaggio; ma sicuramente sarà presto”.

Parlando di moto, che differenza c’è tra MX2 e SX Lites? E la moto per il National è più vicina alla SX o alla MX2?

“Quando sono arrivato qui a fine 2022 ho trovato una moto molto, molto diversa. Le sospensioni sono incredibilmente rigide, ho anche dovuto abituarmi alle diverse caratteristiche delle piste e imparare tutto insieme: la lingua e gli usi, le piste, il set up, è stato davvero impegnativo. Ma il team aveva molta esperienza e mi ha guidato molto. Ho cercato un set-up simile a quello che avevo nei GP, il telaio è lo stesso del Mondiale ma la moto più rigidezza in generale e più motore, specie come reattività. È diversa la benzina, forse anche per quello”.

Come giudichi l’ambiente del motocross americano?

“Correre qui è davvero molto diverso rispetto al Mondiale. Forse i GP in Francia e in Italia si avvicinano, con tanta gente che viene a vedere; ma uno stadio americano pieno zeppo è qualcosa di incredibile, se qualcuno dei primi cade senti la gente che fa “Oohh”, è molto emozionante. Correre davanti a un pubblico così vicino e numeroso è pazzesco per un pilota. Quando ho deciso di fare il passaggio, sapevo che volevo restare nello stesso team. Ovviamente la gente e diversa, ma KTM è KTM e questo mi ha fatto sentire subito a casa”.

Nel Mondiale hai lottato soprattutto con Geerts, qui con Deegan. Chi è più difficile da battere?

“È una domanda difficile. Il titolo 2022 è stato duro, ho avuto molta pressione nelle ultime tre gare, forse più ancora che quest’anno. Ma i GP sono completamente diversi, fai 20 gare contro 10 nelle Lites, tutto è più lungo, puoi saltare una gara o sbagliare una manche e recuperare. Qua invece non puoi fare errori o sei subito fuori dalla lotta per il titolo. E poi resto più a mio agio outdoors”.

Qual è la ricetta per la costanza?

“Nel motocross per cadere cadi sempre, lo metti in conto. Nel 2021 ho perso il titolo facendomi male alla mano, quindi conosco bene il tema infortuni e quest’anno ho cercato di limitare i danni, limitare i rischi. Nelle gare in cui non avevo la velocità per vincere mi sono detto: facciamo il meglio possibile, puntiamo al podio. E veramente sono quelle le gare in cui vinci il titolo, perché nei giorni in cui ti senti invincibile ti viene tutto facile…”.

Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.