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Intervista Jorge Prado: "quest’anno sono stato costretto a vincere"
In un campionato molto più combattuto rispetto a quello del 2023, l’asso della GASGAS ha dovuto dare il 100% ad ogni gara. Risultato: 11 GP vinti, un fatto decisivo per la riconquista del titolo
Campione del mondo back-to-back, come dicono gli americani: due anni consecutivi. Un’impresa non facile, che proietta Jorge Prado nell’olimpo dei più grandi crossisti di tutti i tempi, quando il ragazzo ha solo 23 anni e si prepara a quanto sembra a cercare nuovi stimoli dall’altra parte dell’Oceano, dove ha già fatto vedere buone cose partecipando a qualche gara lo scorso inverno.
Abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda all’asso spagnolo a pochi giorni dalla conquista della seconda iride, arrivata all’ultima manche del GP di Castilla – La Mancha davanti al suo pubblico e davanti anche a un Tim Gajser in lotta fino alla fine per il titolo, concluso come già nel 2021 sul filo di lana. Poteva andare diversamente, ma tra lo sloveno e il galiziano alla fine ha prevalso quest’ultimo che ha avuto dalla sua un tasso di successi nettamente maggiore: 11 GP vinti sui 20 disputati, contro i 4 di Gajser e di Herlings, la terza forza in campionato quest’anno.
Jorge, complimenti. Confermarsi campione è sempre difficile, come sono le tue sensazioni adesso?
L’anno scorso è stato il mio primo titolo MXGP, una cosa fantastica che era il mio sogno, come quello di ogni bambino. Ma sappiamo che ripetersi è sempre difficile. È stata una stagione diversa, con più pressione dato che avevo addosso il numero 1. Da un lato sento di essere migliorato come pilota, ma dall’altro sapevo di non poter sbagliare e sono molto orgoglioso di essere riuscito a confermarmi, oltretutto in una stagione in cui anche i miei principali rivali non hanno avuto grossi infortuni: per cui è stato tutto molto combattuto e duro, ma pulito.
Sembri non accusare la fatica: dal Supercross a oggi hai guidato al top per tanti mesi consecutivi, più di chiunque altro. C’è un segreto per mantenere questo livello?
È vero, dall’anno scorso non ho praticamente mai riposato. Sapevo che lo avrei pagato con un po’ di freschezza a fine stagione, ma abbiamo impostato un programma di allenamento che mi ha permesso di arrivare bene fino a qua. Anche mentalmente è stata questione di restare concentrati e spingere fino alla fine. E soprattutto, io mi diverto ancora a correre!
Hai vinto sul duro e sulla sabbia, ma sembri faticare di più nel fango.
Sì, e infatti l’unica gara veramente negativa della stagione è stata il Portogallo. So che il fango non è il mio forte, lì sono caduto e ho perso tanti punti mentre in Francia, sempre nel fango, ho comunque chiuso quarto.
Ti ha aiutato il periodo passato in Belgio quando eri ancora molto piccolo?
Certo, quando Red Bull e KTM mi hanno dato la possibilità di farlo non me la sono fatta scappare. Trasferirmi là non è stato facile ma è evidente che ha pagato, sono contento di averlo fatto.
Nel 2021 Herlings vinse per 5 punti di distacco, quest’anno tu per 10. Significa che il livello è alto, ci sono tanti piloti vicini, e che bisogna sfruttare tutto al 100%: la forma fisica, la costanza, la forza mentale. Cos’è che fa la differenza secondo te?
Quest’anno io, Tim e Jeffrey siamo stati molto costanti lungo tutto l’anno. A quel punto quel che fa la differenza è vincere le gare, e io sono quello che ne ha vinte di più.
In questo ti ha aiutato l’holeshot, ne hai fatti veramente tanti.
Mi è sempre venuto naturale, fin dal minicross sono sempre partito forte. Ho un gran feeling con la mia moto, poi ovviamente questo è un aspetto su cui ti devi allenare molto.
In una stagione così lunga, con tanti alti e bassi, qual è stato il momento in cui hai pensato “posso farcela?”
Abbiamo avuto tanti buoni momenti, soprattutto a inizio stagione. L’1-1-1 in Spagna è stato fantastico, poi l’ho rifatto a Riola sulla sabbia e sai, sono cose che ti danno fiducia in te stesso e carica. In tante occasioni mi sono sentito il più forte.
In effetti l’anno scorso hai vinto il titolo vincendo 2 GP, quest’anno ne hai vinti 11!
È perché come ti dicevo prima, vincere le gare è stato l’aspetto chiave di questa stagione. L’anno scorso ero in una situazione diversa, ero davanti in classifica con un buon margine di punti e potevo gestire le gare. Quest’anno è stata molto più tirata, ho dovuto fare molto di più. Inoltre sono migliorato sia fisicamente che nella guida.
E correre 3 GP in Spagna ti ha aiutato o no? Alla fine hai vinto 5 manche su 6…
In Spagna c’è tanta pressione, ma anche energia positiva. E poi mi piace guidare con la pressione, rispondo bene. Il mio obiettivo nelle gare di casa è sempre di far felici i tifosi, sono contento di esserci riuscito spesso quest’anno!
Sei contento di aver vinto con GASGAS e il team De Carli?
Sono arrivato da De Carli a fine 2017, dopo il Nazioni di quell’anno, e ormai ci conosciamo benissimo. Davide è non solo il mio team manager ma uno dei miei migliori amici, sono contento di aver vinto i titoli con GASGAS e con lui. Abbiamo lavorato insieme molto bene, ma anche molto duramente devo dire. Insieme abbiamo vinto quattro titoli, due consecutivi in MX2 e due consecutivi in MXGP: è veramente un rapporto fantastico.
Cosa ti aspetti ora dal Nazioni? Un podio per la tua Spagna è alla portata?
Beh, dopo il titolo in Spagna spero di divertirmi, io e il pubblico. Speriamo soprattutto che non piova. Individualmente penso di puntare alla vittoria e a livello di team la top 5 è realistica, vedremo cosa si può fare di più!
L’anno prossimo a quanto si dice andrai a correre in USA, dove hai già fatto una parte della off-season quest’anno. Quale sarà la difficoltà maggiore da superare?
Al momento stiamo festeggiando il titolo, abbiamo lavorato duro per questo e non capita tutti i giorni: al futuro penseremo nelle prossime settimane.
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