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Mondiale EnduroGP: intervista ad Andrea Verona

Andrea ci spiega la scelta della cilindrata “grande”, le sue ambizioni iridate, le speranze per la Sei Giorni che si disputerà in Italia e quali sono i suoi avversari più temibili
Ciao Andrea, quest’anno è stato un po’ insolito vederti compromettere qualche risultato a causa di errori. Di solito sei un pilota che sbaglia molto poco.
Sì, quest'anno mi sento forte, nella giornata è sempre fatto dei tempi molto buoni. Io non credo alla sfortuna, c’è qualcosa di diverso su cui ragionare. Questo è il primo anno che corro con la 450 ed è molto diverso rispetto a correre con 250 o 350, che sono molto simili; quindi, all'inizio ci ho messo un po' di tempo ad adattarmi, anche se mi sono trovato da subito bene. Però comunque per affinare quel feeling che ti serve per arrivare proprio al limite ci ho messo un po' di tempo; adesso vedo che mi sto avvicinando e sto migliorando, sia io che la moto. Stiamo facendo proprio in questi giorni dei test in vista della prossima gara in Galles.
Dicevi che c’è qualcosa di diverso, cosa potrebbe essere?
Analizzando le mie gare fino ad adesso ho visto che la velocità è sempre stata buona e, se magari in qualche giornata non è arrivato un buon risultato è perché ho fatto troppi errori. Se si guarda il passato ero abbastanza costante, è una cosa su cui ho cercato di lavorare tanto e nelle ultime gare ho migliorato questo aspetto. Penso che sia perché il quattro e mezzo è una moto che in alcune situazioni non è proprio facile da guidare, diciamo che in gara devi stare sul filo del rasoio e con la 450 il filo è ancora più stretto. Quindi è più facile commettere errori, e se li fai è più difficile riprenderla, specie considerando che nelle prime gare le condizioni non sono state le più adatte, con tanta pioggia e fango. Però adesso siamo in estate, in teoria mi aspetto delle condizioni più adatte e mi sto anch'io abituando alla moto; quindi, credo che le cose possano soltanto migliorare.

Ma il passaggio alla 450 è stata una scelta commerciale o tua?
L’ho voluta io. Quando guardi i tempi, l’Enduro è ancora una disciplina in cui tante volte l’assoluta la fai con la moto piccola. Ancora 10 anni fa, quando correvano Meo e Salvini, c’erano tanti con la moto grossa ma poi l’Enduro è cambiato, si è un po' “estremizzato” nel senso che le estreme sono diventate molto più insidiose e si è andati verso moto piccole e leggere, 250 4T o 300 2T, più facili in quelle condizioni. Ma io negli ultimi anni ho fatto un'escalation a livello di cilindrata, 250, 350 e adesso 450. Con la 250 mi sono sempre trovato bene, ma in alcune situazioni non rispecchiava molto il mio stile di guida, che è abbastanza pulito e non è super aggressivo; quindi, in alcune situazioni mi trovavo a dover forzare tanto il mio stile per andar forte. La 350 sembrava a quel punto la scelta ideale, ma si sono messe di mezzo le nuove regole del Mondiale, in particolare le fonometriche più restrittive che hanno costretto a strozzare il motore vanificando il vantaggio di potenza. Il motore così tappato non mi piaceva più così tanto, e a fine stagione abbiamo pensato con il team di provare il 450. Mi sono trovato bene, mi è piaciuto subito tanto e ancora adesso se devo scegliere tra le tre moto quella con cui mi diverto di più – lasciando stare i tempi – quella con cui mi diverto di più è senz’altro la 450. Quindi sono contento, anche se come ho detto anche prima ci sono state delle condizioni non facili, però credo che su questa base si possa lavorare sia a livello di moto che io a livello di allenamento di adattamento.
Dov’è che la 450 ti dà un vantaggio e dove uno svantaggio?
“In genere in qualsiasi speciale mi trovo bene, l'unico posto dove faccio un po' più fatica sono appunto le estreme, ma le estreme quelle dove non c'è la traccia: diciamo quelle proprio in contropendenza, con tante ripartenze da fermo senza un segno, senza il canale. Lì col 450 è più difficile perché si sente l’inerzia della moto, quando apri tende a scivolare di più, tende a raspare un po' di più e perdi un decimo qua e un decimo là. Quelle sono le condizioni più impegnative, ma in genere in un Enduro test che sia veloce o che sia lento se c'è un po' di segno mi trovo bene comunque.
A proposito di percorsi: a fine agosto correrai la gara che tutti attendono, la prossima Sei Giorni in cui sarai il capitano della nostra squadra con Bernardini, Lesiardo e Pavoni. Come ti immagini i percorsi nella bergamasca?
Non sono super esperto dei percorsi, però ci abbiamo corso il Mondiale nel 2019 mi sembra, a Rovetta, e so che ci saranno dei percorsi in zona, alcune Prove Speciali là e credo che non sarà non sarà male. Bisognerà vedere soprattutto come va la prima giornata perché portiamo molto arretrati: io credo di avere il numero 163 quindi partiamo per sedicesima nazione e non sarà proprio semplicissimo il primo giorno, perché ci sono tanti piloti davanti anche molto più lenti e arriveremo con le Speciali già segnate, mentre i primi arrivano con Speciali fresche. Bisogna vedere un poco la prima giornata, una volta passata quella si parte in ordine di classifica quindi penso che dopo sarà tutto in ordine.
Nel 2021, anno dell’ultima vittoria, eri il giovane del gruppo mentre ora sei il veterano.
Sì, il 2021 è stata la mia prima stagione nella squadra del Trofeo ed è andata bene, abbiamo portato a casa il titolo. Questa sarà la mia decima Sei Giorni, sono il Capitano perché sono quello che ha fatto più Sei giorni nella squadra e abbiamo una bella squadra, direi.
Nel gruppo ci siete tu e Pavoni, enduristi al 100%, e due ex crossisti come Bernardini e Lesiardo. Una volta sembrava che l’Enduro sarebbe stato dominato dagli ex crossisti, mentre pare non sia così…
Sì, anche Morgan che è stato l'ultimo a passare adesso sta andando molto forte, specialmente questa stagione. Ma sai, una volta come ho detto prima nell'enduro non c'erano quasi le Estreme, le Speciali erano un po' più aperte e quindi anche un corsista poteva adattarsi più facilmente. Adesso si è alzato molto il livello, le Speciali sono diventate molto tecniche e, secondo me, il modo di andare in moto è completamente diverso dal motocross. Certo, anche noi enduristi andiamo in pista da motocross, ci serve la velocità ma ci alleniamo soprattutto nell'Enduro, perché bisogna affinare diciamo uno stile di guida un approccio una tecnica che è molto specialistica. Ecco, credo che l’Enduro si sia specializzato molto in questi anni, quindi se sei un crossista e pensi di arrivare qua e mantenere lo stesso approccio e la stessa tecnica di guida, magari ti trovi bene in qualche speciale, ma nel complesso farai fatica. Nell'enduro oltre alla velocità serve tanta costanza, flessibilità su diversi terreni, è una cosa che sicuramente un crossista può imparare, c'è chi magari ci mette meno e chi ci mette di più. O magari non riesce mai. Ma non è che arrivi e vinci.

La sorpresa dell’anno è comunque un altro ex crossista, Zach Pichon, che peraltro non aveva particolarmente brillato nel Motocross. Te lo aspettavi così veloce?
Sì, nel cross andava bene ma non è mai stato davanti. Ma ormai è nell’Enduro da qualche anno, e nel 2025 è passato nel nuovo team, con una nuova moto e si trova molto bene, anche a vedere da fuori come guida. Ha fatto un gran passo in avanti e si sta giocando il campionato EnduroGP con me e Garcia. Comunque ci ha messo un po' di anni: mi ricordo la prima gara che è venuto a fare Enduro è stato il Mondiale ad Ambert, in Francia, e non è neanche riuscito a finire il giro perché nel trasferimento ha preso ritardo… adesso invece è lì che battaglia con noi; quindi, diciamo dal 2019 al 2025 sono 6 anni, ci ha messo un po' di tempo per capire ma adesso è uno dei piloti davanti come Lesiardo e Bernardini.
Parliamo un po’ dei francesi, qualche tempo fa sembravano imprendibili e adesso hanno perso un po’ mordente, almeno a livello individuale.
Ma come squadra sono sempre fra i più pericolosi, nella Sei Giorni sono i campioni in carica. Mi pare non ci sarà Pichon con loro, ma come hai detto te magari un po' di anni fa c'erano tanti veloci e adesso non sono così veloci, ma sono comunque buoni piloti e alla Sei Giorni conta avere una squadra di 4 piloti buoni più che un solo superveloce, e loro li hanno.
Quali saranno le squadre più temibili alla Sei Giorni?
La Francia sarà sicuramente da tener d’occhio, come anche Stati Uniti e Svezia. Per americani e australiani dipende sempre da come sono i percorsi, qua le Speciali saranno un po’ particolari, come l’anno scorso che erano molto enduristiche, molto tecniche, diverse da quelle a qui loro sono abituati. L’anno scorso mi sono ritirato al primo giorno per un problema tecnico e ho seguito tutto da fuori, che è stato anche bello perché ho visto molte cose, ho imparato anche tanto guardando alcuni piloti; e ho visto la difficoltà degli americani, che l’anno prima in Argentina, con percorsi più simili ai loro, volavano e hanno vinto. Quindi il fattore campo conta sempre tanto.
Quante possibilità dai all’Italia?
Io credo che abbiamo una buona una buona squadra, siamo quattro piloti buoni molto buoni e, secondo me, abbiamo la carta che giochiamo in casa e possiamo puntare alla vittoria. Poi sai, la Sei Giorni è sempre un punto di domanda, hai quattro piloti, sei giorni di gara e nessuno scarto possibile, per cui tutto deve filare liscio. Se succede come è successo a me l'anno scorso, fai una croce sopra a tutta la gara. Bisogna passare indenni il primo giorno, poi cercare di arrivare alla fine. Ma senz’altro saremo lì per giocarcela.
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