Alta Motors, una storia di successi e … fallimenti

La storia di Alta Motors è un esempio di innovazione e ambizione nel settore delle moto elettriche, ma anche di quanto siano difficili le problematiche, soprattutto economiche, che le startup devono affrontare.

Fondata da Derek Dorresteyn e Jeff Sand, inizialmente con il nome di BRD Motorcycles, la "Tesla delle moto" si propose di rivoluzionare il mondo delle moto da cross e supermoto con veicoli completamente elettrici. Il loro obiettivo era creare moto più facili da guidare rispetto ai modelli a benzina, sfruttando la risposta istantanea dell'acceleratore e la coppia lineare e infinita offerta dai motori elettrici.

Alta Motors si distinse per il suo approccio "dal basso", progettando e producendo in casa la maggior parte dei componenti elettrici e del pacco batterie. La loro moto di punta, la Redshift, era un vero gioiello di ingegneria. La batteria, compatta e potente (5.8 kWh con un'uscita massima di 350V), utilizzava un'architettura a nido d'ape per un'alta densità energetica. Il motore, raffreddato ad acqua, era leggero e capace di erogare 40 CV e 36 ft-lbs di coppia. Il telaio era anch'esso innovativo, integrando il motore, il riduttore, il circuito di raffreddamento e l'inverter per una distribuzione ottimale del peso e la massima efficienza.

Nel 2015, Alta Motors consegnò le prime Redshift ai clienti e nel 2017 iniziò la produzione su larga scala. Le moto ricevettero recensioni molto positive per le loro prestazioni e per la capacità di competere alla pari con le moto a combustione interna. Furono le prime moto elettriche a raggiungere podi in gare professionistiche come l'AMA EnduroCross e a competere all'Erzberg Rodeo, una delle gare di enduro più dure al mondo.

Tuttavia, dietro le quinte, Alta Motors affrontava problemi finanziari significativi. Nonostante avesse raccolto circa 45 milioni di dollari in finanziamenti, la cifra non fu sufficiente a sostenere le operazioni di produzione e l'espansione necessaria per raggiungere un mercato più ampio. L'azienda era fortemente orientata al settore delle moto da cross, un mercato di nicchia, e le loro moto, sebbene innovative, erano più costose dei concorrenti a benzina.

La pietra tombale sulle sorti della factory californiana arrivò con l’accordo di investimento e collaborazione sottoscritto con Harley-Davidson, che non andò a buon fine. Dopo soli sei mesi dalla sigla della joint venture, Harley-Davidson interruppe infatti la collaborazione con Alta Motors. Questo privò il marchio californiano del supporto di un partner strategico consolidato e delle risorse che Harley-Davidson avrebbe potuto offrire in termini di potere d'acquisto e sviluppo di veicoli.

La partnership era stata vista come un accoppiamento strano fin dall'inizio. Alta Motors si concentrava su moto da cross elettriche per un mercato di nicchia, mentre Harley-Davidson, pur cercando di diversificare, è un'azienda più tradizionale con un pubblico diverso. Nonostante Harley-Davidson volesse espandersi nel settore elettrico, le difficoltà interne e il calo delle vendite sui modelli tradizionali hanno probabilmente influenzato le decisioni strategiche.

Tra l’altro Alta Motors era il fornitore ufficiale di power unit e pacchi batterie per la LiveWire, la prima moto elettrica di Harley-Davidson, ed era coinvolta nello sviluppo di altri modelli elettrici. L'interruzione della partnership ha portato a strascichi e accuse di furti di progetti e brevetti tra le due aziende, mai veramente chiariti.

Anche se Alta Motors ha cessato le attività, la sua storia viene comunque ricordata come quella di un pioniere. Ha dimostrato inequivocabilmente che le moto da cross elettriche potevano essere competitive e performanti, aprendo la strada a futuri sviluppi nel settore. Molti ex dipendenti di Alta Motors hanno poi trovato impiego in altre aziende leader nel settore dell'elettrico, portando con sé le loro competenze e l'esperienza acquisita. Alcuni asset tecnologici di Alta sono stati successivamente acquisiti da Bombardier Recreational Products (BRP), suggerendo che parte della loro innovazione potrebbe rivivere in altri prodotti.