Moto
GasGasEC Ranger 300 vs Beta Xtrainer 300, sfida easy enduro
Easy enduro
Cercate una moto che vi porti dappertutto, facendovi arrivare in posti che solo i più abili delle compagnia hanno raggiunto? Ecco due trecento 2t costruite da gente che ne capisce sia di enduro che di trial. Costano il giusto, funzionano bene e hanno una loro personalità: scopritele con noi.
Acora dieci anni fa l’anello di congiunzione tra l’Enduro e il Trial era il motoalpinismo, fatto prendendo delle Trial e rendendole appena più comode, così da rendere mulattiere e sentieri alpini alla portata di tutti... a patto di andare pianissimo. Nel 2012 KTM provò a scompigliare le carte con la Freeride, una moto molto più vicina alle Enduro nella costruzione e quindi più gratificante da vedere e da guidare rispetto alle moto da alpinismo. La Freeride ha aperto una breccia in cui altri si sono buttati creando un filone di successo: quello delle “Enduro facili”.
Sotto a chi tocca
Queste moto si rivolgono al vasto pubblico dei debuttanti o degli amatori più tranquilli – per ragioni fisiche o anagrafiche – ma che desiderano comunque delle moto che nell’aspetto e nel potenziale siano Enduro, non Trial. Enduro però con caratteristiche che le rendono valide per chiunque abbia voglia di cimentarsi con qualche estrema, visto che la tendenza dell’Enduro recente è quella. Non un Enduro indoor coi tronconi, ma qualche mulattiera impestata come quelle che trovi quando ti arrampichi fino alle quote più alte. E a queste quote ci siamo appunto spinti, imboccando la Val Susa e salendo oltre i 2.000 metri con la best-seller Beta Xtrainer 300 e la recente Gas Gas EC 300 Ranger. Due moto che ti aiutano tanto: metti la seconda e ti portano su. Ma anche due moto molto diverse fra loro.
Ricette diverse
Arrivata nel 2014, la Xtrainer è la classica ciambella nata col buco: unisce il motore più apprezzato di casa Beta a una ciclistica dedicata, più “morbida”, e comodità come l’avviamento elettrico e il miscelatore separato. Il monotrave delle RR Enduro lascia il posto a un perimetrale in acciaio, diverso per distribuzione delle rigidezze e quote: l’interasse scende da 1.482 mm a 1.467 e l’altezza sella da 930 mm a 910, pur mantenendo 320 mm di luce a terra. Tutta diversa anche la componentistica, che conta su sospensioni riv6 con forcella rovesciata da 43 e freni Nissin con dischi wave di Galfer. Il serbatoio è più piccolo e in generale tutta la moto è più compatta di una RR, con un colpo d’occhio personale ma indubbiamente da Enduro. Anche il motore – aggiornato per il 2019 con il resto della gamma 2T – riceve diversi imbiellaggio, pistone, calibrazione della valvola allo scarico e forma dell’espansione; il Keihin PWK 36 è tarato di conseguenza.
La EC 300 Ranger è invece una novità assoluta. Gas Gas nella sua storia ha avuto un’altra “Enduro facile”, la Pampera; ma era più sul versante motoalpinismo, mentre la Ranger potremmo definirla una “racer addomesticata”. Infatti ha lo stesso telaio della EC 300 Racing, completato da componentistica meno spinta in fatto di sospensioni (sempre KYB, ma con forcella a cartuccia aperta), freni (non più Nissin ma Braktec) e una sella poco più bassa (940 mm contro 960). Le quote restano però le medesime, come pure le plastiche che cambiano soltanto per la veste grafica bianca. Il motore riceve invece molte attenzioni, con pistone e cilindro dedicati, carburatore Keihin PWK 36 anziché PWK 38 e un attillato scarico Tecnigas. Premesse diverse quindi tra le due, che si riflettono immediatamente sul feeling in sella.
Non solo motoalpinismo
Che la Gas Gas abbia una ciclistica da Enduro “vera” lo senti subito. L’ergonomia è quella della sorella bianca e rossa, il manubrio Renthal basso e dritto è pensato per la guida d’attacco e appena sali il tuo cervello si connette alla manopola destra e all’idea di ruotarla. Al che la Ranger ti fa però capire che non è nata per correre: fantastica ai bassi, si rifiuta poi di allungare come un mulo recalcitrante. Fino ai medi il motore spagnolo ha una precisione pazzesca, persino migliore di un 300 a iniezione: in tante situazioni riesci a guidarla solo di gas, senza usare la frizione; ma fuori da quel regime di perfezione, non va. Del resto basta vedere la conformazione dell’espansione, quasi trialistica per quanto è stretta attorno al motore: e con quei volumi è chiaro che punta a riempire sotto. Infatti lì questo 300 c’è sempre: è pieno, elettrico; ma più sali più è strozzato, non va avanti anche se butti le marce. Va detto che la Ranger è omologata Euro4, con tutti i sacrifici che questo comporta.
In confronto alla Gas Gas, la Xtrainer in sella ricorda molto più una moto da alpinismo, con un feeling di guida quasi trialistico: è bassa e morbida come una poltrona, ma se si parla di guida dinamica la seduta risulta un po’ scomoda, bassa col manubrio alto, e non aiuta la classica impostazione Beta con le pedane alte rispetto al piano sella. È una configurazione lontana dal mondo racing, ma che ti rende facile l’appoggio immediato al terreno. Se vai piano, allora in mulattiera sali dovunque: lei copia tutto, sassi, radici e ostacoli; se però vuoi darci dentro fisicamente alla ricerca di una guida più veloce e scorrevole, con la Xtrainer fai fatica. Questo è dovuto soprattutto alle sospensioni davvero molto molto molli, con una taratura assolutamente da amatore. In compenso di motore è molto bella, con una risposta lineare e progressiva: non è “elettrica” quanto la Gas Gas, ma la Beta ha anche un discreto allungo e riesci a sfruttarla un po’ ovunque. In questo caso va detto che la versione che avevamo a disposizione era libera; esiste poi la Xtrainer Europa, che rispetta i vincoli della Euro4 ed è sicuramente meno pimpante.
Un senso a questa storia
La cosa più interessante è stata scoprire due moto che raggiungono risultati simili percorrendo strade opposte: una ha una ciclistica racing con un motore tranquillo, l’altra una ciclistica tranquilla con un motore più frizzante. Di fatto non sono direttamente in competizione, perché si rivolgono a utenze diverse: anche perché la Gas Gas costa circa 1.000 euro in più, coerentemente con il suo posizionamento e le sue dotazioni più racing.
Come dite? Ci vorrebbe il motore toscano sulla ciclistica spagnola? Chi può dirlo: forse ne uscirebbe una mezza racing né carne né pesce. Per noi queste due moto hanno il loro senso così.
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.