Cera una volta l'America:Honda RC 250 1990/1994/2001

“Non mi importa di costruire una moto eccezionale. Non è nemmeno la ricerca dell’unicità a farmi credere in questo progetto, è semplicemente la passione. Punto. Quando i pezzi sono lì per terra nudi, sporchi di grasso e segnati dal tempo, è come se mi fissassero, mi parlano… Ecco, la mia passione prende vita!”.

Quanto è vero. La passione è qualcosa che ti brucia dentro e quando si accende non è bene placarla. Perché gran parte delle volte segna una folgorazione, un nuovo schema che ti tormenterà l’inconscio fino a sbucare in un nuovo inizio.

E per Alex la passione è la moto; più in particolare la moto da cross. Fin da bambino, quando abbozzava sulla sua bici delle tabelle portanumero con tanto di adesivi fatti in casa... e con un po’ di immaginazione si ritrovava in sella alla moto ufficiale del suo pilota preferito. Ma andiamo con ordine: dove ci troviamo e, soprattutto, chi è Alex?

TERRA LIGURE

Sole, caldo, polvere. L’insegna sulla cancellata principale recita “Crossodromo la Colla – Pieve di Teco”. L’ultima volta che sono stato qui era negli anni Novanta, avevo 9 anni e correvo il campionato italiano Minicross. Oggi non guido nemmeno: lascio il manubrio a Edo, il mio alleato per i contenuti social: oggi sarà lui a divertirsi con le moto. Le moto di Alex Alassio e la sua HSA Racing, moto che mettono la pelle d’oca già sul cavalletto.

Alex è una vecchia conoscenza di XOFFROAD. Lo avevamo incontrato sul numero 17, anno 2009: io non ero nemmeno arrivato alla corte di X, ma quel servizio e quelle moto me li ricordo bene. E finalmente riesco a incontrare Alex, per condividere e raccontarvi un po’ della sua passione: non solo con queste righe, ma anche nel video che potete trovare sul nostro canale YouTube. Così, camera alla mano, dopo aver ripreso Edo che si divertiva con i bolidi di Alex, abbiamo fatto sedere il nostro protagonista e lo abbiamo lasciato parlare a ruota libera.

CIAK, SI GIRA

“Dopo la bici, sono riuscito a comprarmi la prima moto: una Honda CR 125 del 1985. Era bellissima, il solo pensiero mi riempie ancora di gioia. Con i pochi mezzi che avevo a disposizione, mi sono subito messo al lavoro per renderla ancora più bella. La carta adesiva colorata sulle tabelle portanumero dava quel tocco racing internazionale che mi faceva sentire diverso, e con degli adesivi che avevo ritagliato a mano cercavo di renderla una “replica” delle moto ufficiali. Arrivai alle prime gare, e colsi presto i miei primi successi in ambito regionale e nazionale. Ma nonostante amassi correre, ad appassionarmi veramente è sempre stata l’arte che c’è dietro e attorno alle moto.

La coreografia del pilota mi ha sempre fatto impazzire: grafiche, abbigliamento e cura dei dettagli sono il mio pane. Così è nata la HSA Racing, con l’obiettivo di riportare in vita moto che hanno fatto la storia del cross e che hanno fatto innamorare me e una intera generazione di bambini, tanto che i clienti che me le commissionano, al momento della consegna non di rado si mettono a piangere.”

Alex ha provato a far piangere anche noi, visto che in occasione del nostro incontro a Pieve di Teco, ha pensato bene di sfoggiare la storia delle Honda RC 250 con ben tre modelli: replica 1990, replica 1994 e replica 2001.

CR o RC?

Non ci siamo sbagliati: le Honda 2T da cross erano siglate CR. Essendo però moto da competizione, uscivano dal reparto corse (Racing Corporation) della Casa dell’ala dorata, per cui prima di essere prodotte in serie e indossare la sigla CR passavano un periodo di “convalida” nel quale in forma di prototipo correvano con i piloti interni e i piloti ufficiali e venivano periodicamente controllate sotto la lente di ingrandimento dello staff giapponese, che esaminava ogni minimo dettaglio prima di ottenere il benestare.

Queste moto erano appunto definite RC, ed erano le moto ufficiali che Alex sognava e ammirava nella sua cameretta, tra le immagini scattate delle riviste dell’epoca. E il sogno diventa gioco: guarda la foto di qua, studia di lì, esamina di là… ed esce la replica. “Al tempo avevo solo i giornali. Guardavo le foto e cercavo di farle uguali.” – continua Alex – “Mi attirò tantissimo la Honda del 1990 perché all’epoca in Giappone correvano già con il telaio e il serbatoio in alluminio mentre da noi non era così; inoltre quella sigla a rovescio mi lasciava di stucco. Ne volevo una, e oggi posso dire… eccola qua! Anche nel 1994 mi attirò la tecnologia, ma stavolta la differenza era nel motore: per la prima volta Honda si presentava sul campo di gara con una valvola allo scarico, il sistema HPP che noi in Europa non conoscevamo minimamente. Stesso discorso per il modello 2001: a colpo d’occhio questa moto pare simile a quella europea, ma in realtà quell’anno la Casa giapponese si presentò sul campo di gara con un telaio completamente nuovo, riprogettato da zero.” Il telaio che segnerà per Honda una nuova era, durata dal 2002 fino al 2007.

Ma non vogliamo svelarvi nulla di più, i dettagli delle moto li trovate nel video completo sul nostro canale di YouTube. E se il fascino è fuori discussione...volete sapere come si guidano?

NOTE D’INCANTO

Ancora dannatamente bene, mi dice Edo. La più “vecchia” del 1990 è davvero molto maneggevole, forse per via di una sella appena più infossata che consente di avere un baricentro molto basso e quindi degli spostamenti rapidi durante la guida. Certo sul veloce non è molto stabile se paragonata alle altre due: qualche scalciata improvvisa arriva, e la sensazione di sicurezza è un po’ più da ricercare; ma tutto sommato si può spingere e forzare come se fossimo in sella a un MY21! Le vibrazioni certo sono di casa, ma qui il paragone andrebbe fatto con la concorrenza del tempo.

Impossibile poi non parlavi del loro sound: anche io e Edo, che per questioni anagrafiche abbiamo vissuto poco l’era della miscela, ci innamoriamo perdutamente delle note idilliache che dalle pance smaltate fluiscono fino a quei silenziatori così corti. La riposta del gas è esuberante, continua Edo, ma nulla di ingestibile: Alex ha lavorato molto a smussare il carattere delle sue moto, perché vuole che le sue creature, oltre che terribilmente affascinanti, possano funzionare bene. Quindi nessun vuoto o scompenso improvviso, nemmeno quando si cappotta la manopola del gas.

Certo la forza motrice è tanta, e controllare la derapata sul terreno duro e arido di Pieve non è cosa semplice: ci vuole un po’ di dimestichezza con il motore 2T, specie di grossa cilindrata. La più gestibile sembra la 1994, molto probabilmente la valvola di scarico ideata quell’anno garantisce una curva di rotazione più docile; la più recente è invece quella che spinge di più soprattutto agli alti, la carburazione è perfetta e la moto allunga da paura. Anche la stabilità cambia tanto in sella alla versione del 2001: la nuova geometria del telaio garantisce un avantreno più saldo e piantato al terreno. Dove si avverte maggiormente la differenza con le moto di ultima generazione? Indiscutibilmente in due comparti: sospensioni e freni. Le prime sono limitate contro grandi impatti, il secondo rallenta la moto ma di certo, non bloccano come le moto odierne.

LA STANZA DEI SOGNI

Terminata la prova, Alex ci tiene a mostrarci il suo museo personale, dove ha esposto tutta le sue repliche migliori. Entriamo in un vicolo stretto costellato di sassi e mura strette in località Torria, nell’immediato entroterra di Imperia, passiamo in una piccola porta e al suo interno troviamo esposta una collezione di Honda CR 500 oltre a vari gadget e oggetti riguardanti la storia del cross.

Ci rendiamo conto poco a poco di quanti autografi blasonati ricoprano caschi e occhiali, mentre dietro l’angolo ci aspettano parcheggiate delle repliche da brivido: Thorpe, Parker, O’Mara, Moore, Maddii, Leisk, Johnson, Geboers, Everts, “Magoo” Chandler, Bailey, Carlqvist. Ah quanto vorrei che mio padre fosse qui per ammirare questo spettacolo! Tanti dei suoi idoli, quei mostri sacri che popolavano i suoi racconti tra gesta eroiche e atteggiamenti da rock star, sono qui a pochi centimetri da me.

Qui in questo lembo di terra dimenticato, con la vista che dalle colline sopra Imperia si estende fino al mare, si è aperta una finestra da cui arriva il profumo della miscela. Da cui si può ammirare la passione di cui è intrisa la roccia che ci circonda. E anche se non ho vissuto quegli anni sulla mia pelle come mio padre, quella passione era talmente tangibile che avrei voluto non uscire più da quell’angolo di paradiso. Niente da dire se non bravo Alex!

LA PASSIONE NON SI PIAZZA

Sono sempre stato attratto da chi, come Alex, incarna e dimostra la capacità dell’uomo di avvicinarsi alle proprie passioni nonostante le avversità. Forse perché queste passioni amo vederle, toccarle, viverle e condividerle.

Del resto è così che mi sono avvicinato alla redazione di XOFFROAD, dove la passione non manca di certo; e poi… poi c’era quella frase, “La passione non si piazza mai, vince!” che il nostro direttore scriveva sempre e che, forse per via del mio spirito ancora corsaiolo (all’epoca correvo l’italiano motocross) non capivo del tutto. Ma oggi sì.