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Yamaha Ténéré GYTR: la prova in compagnia di Stéphane Peterhansel

Redazione
dalla Redazione il 15/05/2024 in Moto
Yamaha Ténéré GYTR: la prova in compagnia di Stéphane Peterhansel
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In Marocco abbiamo provato la versione Extreme, l'allestimento più orientato verso l’off tra quelli proposti e la World Raid con kit GYTR, una moto da rally vera

Siamo arrivati fino in Marocco, ad Erfoud, punto di partenza classico per escursioni o come vengono adesso definite “experience” nel vicino deserto di Merzouga, per assaporare la qualità del servizio che Yamaha ha deciso di offrire a quanti vogliano vivere le sensazioni di un pilota che nel rally raid ha la propria stella polare.

Dopo aver rilanciato il marchio Ténéré su una moto che ha avuto un eccezionale successo, la Casa dei tre diapason ha intelligentemente colto l’esigenza di quanti vorrebbero usare quella moto negli eventi sportivi. Eventi che rappresentano il punto di arrivo di un percorso che vede nel fuoristrada uno stile di vita, prima che un divertimento o una moda. Obiettivo colto offrendo una serie di servizi integrati per i clienti che vanno dalla preparazione della moto e del pilota all’assistenza in gara, tutto sotto la stessa tenda: Yamaha “GYTR”.  Questo è il concetto che alla base del “Ténéré Spirit Experience”.

Yamaha Ténéré GYTR: la prova in compagnia di Stéphane Peterhansel

World Raid con kit GYTR

Abbiamo avuto la possibilità di guidare due moto, la Extreme – ovvero l'allestimento più orientato verso l’off tra quelli proposti – e la World Raid con kit GYTR, la vera protagonista della prova. Parliamo infatti di una “pronto gara” per eventi come l’Africa Eco Race: una moto da rally vera, con tutti i pro e i contro che una moto del genere, ma decontestualizzata, può offrire. Alta di sospensioni e di baricentro per via del voluminoso serbatoio, fuori dalle piste veloci è voluminosa e pesante… ma qui in Marocco è a casa: bisogna oltrepassare il muro del "pascolare" per godersela, oltre gli 80 orari non teme l’ostacolo inaspettato, ha un tocco del gas da racing vera e una schiena che appaga anche il pilota più energico.

Inizialmente ho trovato la moto leggermente sbilanciata dalla parte sbagliata per una rally, ovvero troppo carica sull’anteriore. Complice il fatto che io peso poco e la moto ha una taratura pensata per sopportare il carico di benzina posteriore. Arretrando il manubrio e regolando le sospensioni si è trovato un buon feeling. Al passo medio-veloce che la guida del primo giorno (niente meno che il re del deserto: Stéphane Peterhansel…) ci ha imposto, la moto kittata va molto meglio della Extreme: stabile, precisa, manubrio sempre fermo grazie allo stabilizzatore, capacità di assorbimento decisamente superiore e corpo del motore che cava d’impiccio in ogni situazione. Bella, appagante, sicura quando si cerca il limite, affascinante quando la si guarda stagliarsi tra le dune. È la moto giusta nel deserto.

Yamaha Ténéré GYTR: la prova in compagnia di Stéphane Peterhansel

Ritmo turistico? Meglio la Extreme

Scendendo di intensità, il secondo giorno è invece la standard a risultare più comoda a bassa andatura: più leggera e più facile da gestire in generale, meno faticosa pur se nello stesso tempo meno fascinosa.

Le due moto sono davvero adatte a due modi di andare in giro differenti, come se parlassimo di una moto da cross e una da enduro: invertirle rispetto alle relative discipline non porta benefici.

Interessante quindi la possibilità di acquistare il kit diviso in tre step: Handling, Performance e Rally, per configurare la moto sulle reali esigenze del pilota.

Tutto perfetto quindi? Beh, da un kit così prestigioso mi aspettavo una cruna catena sul forcellone, per non dire direttamente un forcellone più lungo – come quello montato sulle ufficiali – che avrebbe dato compimento a un progetto per il resto molto performante.

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