Motocross
Tutte le emozioni di Jorge Prado
Intervista a Jorge Prado a pochi giorni dal suo primo titolo MXGP: la preparazione, i dubbi, gli avversari più pericolosi e tutte le sensazioni della giornata di Maggiora
22 anni e già tre titoli del mondo: due in MX2 (2018 e 2019) e quello recentissimo della MXGP, colto a Maggiora domenica scorsa. E senza contare i titoli mondiale ed europeo 65 (2011) ed europeo 125 (2015). Jorge Prado è sicuramente un predestinato: in MX2 ha dominato, in MXGP non ha vinto all’esordio come Tim Gajser, ma aveva il potenziale per farlo: 8 podi, 3 vittorie di GP e un po’ di sfortuna nella sua stagione da rookie. Le cose per lui non avevano mai girato veramente per il verso giusto... fino a quest’anno.
Lo spagnolo del team Red Bull GASGAS capitanato da un Davide De Carli agli esordi al timone ha sfruttato gli infortuni di Gajser, Herlings e Febvre, ma è obiettivamente stato il più bravo a mantenere l'equilibrio tra velocità e necessità di limitare i rischi. Ecco come Jorge descrive la sua stagione.
Jorge, hai vinto il titolo MXGP molto giovane, ma comunque nella tua quarta stagione nella classe regina. Quando sei arrivato nel 2020 non pensavi di vincere prima?
Sinceramente sì, mi sarei aspettato di vincere prima. Nel 2020 ero già molto competitivo ma le cose non sono andate per il verso giusto. Comunque penso che ci sia voluta questa esperienza, anche gli infortuni che ho superato mi permettono di apprezzare ancora di più questo momento. Penso che quest’anno ho preso il titolo di diritto, sono molto orgoglioso.
Hai detto che a un certo punto della stagione hai comunque avuto dei dubbi sulla possibilità di vincere. Avevi la tabella rossa da difendere, ma non potevi permetterti troppi rischi. È stato stressante vedere gli infortuni degli altri?
È stato mentalmente difficile, ho avuto la tabella rossa dalla primissima gara in Argentina e a quel punto hai tutto da perdere. Ho avuto infortuni in passato e sapevo i rischi che correvo; ma quando salgo sulla moto non penso a queste cose, non penso al passato: il mio obiettivo è sempre stato di vincere gara per gara, e penso che nell’ultimo mese sono stato più forte degli altri soprattutto mentalmente: volevo correre, vincere e portare a casa il titolo. E a Maggiora ha funzionato tutto alla perfezione.
Com’è stato il momento in cui hai capito di essere campione?
Stavo solo festeggiando la vittoria di manche, non avevo visto che Romain era caduto; ma quando ho visto tutta la squadra saltare ho capito che era successo… è stata davvero una sorpresa!
Pit Beirer ha detto che con la tecnica di guida, la velocità e la fiducia nei tuoi mezzi che hai ora sarai un osso duro per tutti nei prossimi anni. Guardi magari a nuovi stimoli in America?
Al momento guardo solo a restare in MXGP e con il mio team ancora per un po’. Anche se sono Campione del Mondo, ho solo 22 anni e penso di potermi migliorare ancora in futuro. Certo, l’America è sempre una strada interessante ma la mia priorità per ora è di restare.
Hai obiettivi come quello di battere i record di Everts o Herlings, o la prendi anno per anno?
Quando corro penso all’anno in corso, cerco di divertirmi e di vincere. Per il futuro non ho obiettivi di vincere che so, 11 o 12 titoli: solo di dare il massimo.
Hai detto che non ti vedi ancora a fare il pilota a 28 anni, hai già deciso quando ritirarti?
Posso dirti che a 28 anni sicuramente sarò in sella, e ti direi anche a 38… il Motocross è la mia vita, non riesco a immaginarmi una vita senza. Mi piace quel che faccio, non ci sono problemi a continuare.
Nel 2024 correrai con il numero 1 o il 61?
Penso il numero 1, ma non è stato deciso ancora.
Hai parlato del desiderio di restare in GASGAS. I piloti più vincenti degli ultimi anni come Tony, Jeffrey and Tim hanno avuto una solida relazione con i loro team. Quanto è importante per te lavorare con i De Carli?
Sono in KTM dal 2012 e con De Carli dal 2018, abbiamo vinto insieme i 2 titoli MX2 e ora quello in MXGP. Conoscersi è fondamentale, ho una relazione splendida con Davide e tutti i meccanici, ci divertiamo e penso che restare tanto insieme ti dia un vantaggio rispetto a chi ha cambiato team da poco.
Hai detto che quest’anno però hai cambiato la preparazione fisica, in che modo?
È più che altro il fatto di sapere cosa funziona e cosa no su di me, per cui sì, mi sono allenato molto duramente ma non direi diversamente. Alla fine però mi sono sentito più a mio agio che negli anni scorsi.
C’è un motivo per cui hai vinto così tante manche di qualificazione e prime manche rispetto alle seconde manche?
Onestamente non so bene perché sono stato più efficace nelle prime manche, non ho preferenze particolari salvo che capita di decidere di non prendere troppi rischi in Gara2. Ma a Matterley posso provare a vincere Gara2 per riequilibrare le statistiche! (ride)
Si parla della nuova generazione di piloti come te o Jett Lawrence che guidano come Stefan Everts… tu ti ispiri a qualcuno in particolare?
No, ma da piccolo ho fatto molto trial e la pulizia e il ritmo forse vengono da lì; in parte è anche la mia personalità, non sono uno che spacca la moto in due, mi piace guidare pulito. Ho sempre guardato ai migliori, crescendo e anche adesso: guardo i più veloci e cerco di imparare da loro. Il controllo che abbiamo della moto con le leve, il feeling, è qualcosa che nel Trial è fondamentale, e nel Cross trovo che sia stato un bell’aiuto. Così pure l’equilibrio, mi ha aiutato molto. Durante la stagione non ho molto tempo per il resto, ma appena riesco passo qualche ora sulla mia moto da trial.
Non hai guardato Cairoli o Herlings?
Certo, io sono nato in un posto con poca tradizione e ho fatto tutto quasi da solo fino al titolo mondiale della 65, poi ho firmato con KTM e mi sono trasferito a Lommel. Lì ho imparato a guidare sulla sabbia ma anche a conoscere gli altri piloti, a quel tempo guardavo molto Jeffrey e Tony, ovviamente, cercando di imparare il più possibile da loro. Guardo tuttora i piloti più veloci con cui corro, per capire se hanno qualcosa che gli dà un vantaggio su di me.
Fra poco Jett Lawrence lo incontrerai al Nazioni, si annuncia una sfida stellare. In generale come vedi la Spagna al Nazioni? Avete una bella squadra quest’anno.
Sarà senz’altro una gara interessante, io parto per vincere e il titolo mi dà una motivazione extra a dare ancora più gas! Sarebbe bello portare la Spagna sul podio, o comunque più in alto possibile, ma non sarà facile. Noi comunque ci proveremo!
In Spagna c’è già un circuito intitolato a te in Galizia. Con te, Ruben e gli altri come sta crescendo il movimento?
Dopo i miei due titoli MX2 i cancelletti del campionato spagnolo si sono riempiti, la Federazione ha portato un suo team nell’Europeo con un programma di crescita; spero che ora le cose migliorino ulteriormente. Se posso darò volentieri una mano!
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