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Gautier Paulin interview. Mr. Perfect

il 08/01/2014 in News

Il ragazzo ama allenarsi duramente e punta al trono: quello di un certo Tony Cairoli

Gautier Paulin interview. Mr. Perfect
Non sono molti i piloti che hanno impensierito Tony Cairoli. Negli ultimi anni abbiamo visto più o meno solo i valorosi sforzi del belga Clement Desalle, l'unico in grado di eguagliare - in qualche occasione - la velocità e la classe dell'italiano. Poi è arrivato Gautier Paulin. Dopo il suo anno da rookie nel 2012, quando ha subito concluso terzo dietro ai due grandi protagonisti della MX1, nel 2013 Paulin non ha perso tempo a chiarire le sue intenzioni, vincendo il quinto round in Bulgaria. Si è ripetuto una settimana più tardi in Portogallo, in quello che è stato l'antipasto della sua vittoria più emozionante di sempre, a Maggiora, a casa di Cairoli. Sfortunatamente i sogni iridati del francese si sono infranti (letteralmente) al Lausitzring in Germania, mentre era al comando di Gara1, e tutte le aspirazioni che poteva avere fin lì sono tramontate. A stagione conclusa, abbiamo raggiunto "Big G", il grande (anche fisicamente) Gautier, per capire meglio cosa gli è successo da allora. Lasciamolo parlare e ascoltiamolo.

Parliamo della caduta. Non ti sei rotto niente, è stata "solo" la gran botta che ti ha tenuto fermo così a lungo?
"Beh, quando sono caduto ho picchiato forte la testa, per cui sono stato KO per due minuti. Svenuto. Ma non è stato solo quello: la pedana sinistra mi è entrata nel quadricipite sinistro, lacerandolo per sette centimetri. Quando hai un muscolo lacerato, non sembra un gran danno, ma è altrettanto grave che rompersi un osso lungo. Ho dovuto fare molta riabilitazione e per la commozione cerebrale sono stato una settimana all'ospedale Pasteur di Nizza. Quando sono uscito e sono tornato a casa, continuavo ad addormentarmi, ma la mia ragazza mi è stata vicino e mi ha aiutato a fare grandi progressi in pochissimo tempo".

Come è riprendersi da una commozione cerebrale?
"Diciamo che mi sono sentito come al rallentatore per qualche tempo e che quando sono risalito in sella mi sembrava di essere ubriaco. Non trovavo le linee giuste, era come se avessi dimenticato come si guida. Il dottore mi ha detto che sarebbe stato così per un po', per cui ho continuato a spingere meno e guidare prudente, più o meno all'80%. Solo nell'ultima settimana della stagione ha cominciato ad andare meglio, e posso dire che a Lierop ero al 100%".

Come ti sei sentito al secondo anno in MX1?
"Beh, era un po' che pensavo che sarei andato forte con una 450. Mentre ero in MX2 stavo ancora crescendo, sia tecnicamente che fisicamente. Per la mia stazza cominciavo a essere penalizzato su una MX2 (GP21 è alto 185 cm per 81 kg, ndr), ma ero sempre convinto di poter vincere il titolo e ho avuto per parecchio tempo la tabella rossa. A fine 2011 ho firmato per passare in MX1 e da allora il mio obiettivo è ovviamente diventato vincere il titolo qui".

Quanto pensi che la tua stazza ti abbia penalizzato in MX2?
"Ho sempre creduto di avere chance in MX2 e ci ho provato fino alla fine. Il mio obiettivo era di fare SX per affinare la tecnica, il fisico e portare la mia condizione al top. Non ho rimpianti. Dicevano che avrei dovuto passare subito alla MX1, ma ho sempre risposto che la mia carriera è questa".

Che margine aveva la tua moto ufficiale su quella di serie?
"La mia moto ha il telaio standard, non perché non ce ne sia uno ufficiale, ma perché è la soluzione che preferisco. Ogni anno provo la moto di serie, perché mi piace rendermi conto di come va, per tenere la mia mente più aperta. E se qualcuno che ha una KX-F 450 provasse la mia, magari gli piacerebbe di meno. Non è aggressiva, l'erogazione non è spostata tutta in alto o tutta in basso, è piuttosto corposa dappertutto, e poi ho montato questi freni incredibili… fanno impressione! A me piace frenare molto forte davanti. La mia moto è più leggera e, in ogni sua parte, ci trovi il lavoro per migliorarne le prestazioni... magari andrà in serie nel 2020!".

Sembri soddisfatto della tua moto e del tuo team...
"Puoi dirlo forte. Io sono uno che lavora duro e mi piace che la gente attorno a me faccia lo stesso, e poi sento che mi prestano tantissima attenzione, e cerco di fare altrettanto con loro. Ho firmato per il Kawasaki Racing Team quando le cose per loro non andavano un granché bene, ma conosco la squadra e Thierry Suzzoni da quando sono diventato professionista, nel 2006. Vive a un'ora da casa mia, siamo sempre rimasti in contatto e per me è stato sempre un amico".

Sei quindi un tipo tecnico, ti interessi a cosa stai guidando?
"Assolutamente. Il mio cervello non si ferma mai, e penso sempre a dove posso migliorare. Voglio il controllo su ciò che faccio. Ho vicino a me gente che si occupa della moto, ma sono io che prendo le decisioni".

Il GP di Maggiora 2013 è stato l'apice della tua carriera?
"L'apice della mia carriera è il prossimo GP e il prossimo anno. Sono uno che cerca la perfezione, e adesso penso di cominciare ad avere la possibilità di trovarla, e di vedere che sono al 100%. Fino a ora non è mai successo, ma oggi ho le persone giuste attorno, la 450 è la mia moto e tutto è a posto. Mi sento alla grande, le cose funzionano a dovere e penso che i momenti migliori debbano ancora venire".

Però a Maggiora eri emozionato…
"Vedi, io vengo da una famiglia in cui siamo abituati a non mostrare le emozioni. Anche io sono sempre stato un po' così, ma da quando sto con Clémentine, la mia ragazza, sono molto più aperto. Lei mi ha aperto gli occhi, in un certo senso. Prima apprezzavo la vita, ma non avrei mai detto: 'Sono felice'. Ora lo faccio. Prima di Maggiora ho lavorato moltissimo. Non mi aspettavo di mettermi a piangere sul podio, ma quel giorno è stato il trofeo per il mio lavoro".

A proposito, come ti alleni?
"Mi alleno sempre molto e mi piace così! È giusto lottare per raggiungere il tuo obiettivo, non è sempre facile e devi tenere duro. Sono a un punto della vita in cui conosco molto meglio il mio corpo e ho la gente giusta attorno. Mi piacciono le corse ciclistiche criterium: ci incontriamo alle 8 del mattino e corriamo per 130, per 70 o per 150 km, dipende. È bello correre con un centinaio di persone attorno: a volte ho paura, perché si va veloci e non sono abituato a stare così vicino a tutti gli altri ciclisti. Ma mi piace quando riesco a finire con… beh, non con i primi, ma lì vicino".

Hai un personal trainer?
"Sì, sta ad Antibes, a 50 km da casa. Allena un paio di VIP, golfisti, pugili, calciatori professionisti, un pilota MotoGP e altri di auto. Non ha legami con il Cross, se non per il fatto di averlo praticato quando era giovane".

E l'America, ci pensi? Dopotutto sei ancora giovane...
"Ci penso, ma il mio obiettivo ora è il 2014 e, prima, voglio un titolo Mondiale. Spingerò al massimo per riuscirci ma non voglio chiudere nessuna porta. L'America? Se capita, sarò contento perché il SX mi piace quanto il MX, ma ci andrò solo se potrò farlo nelle migliori condizioni".

Sei fiducioso di poter essere campione del mondo 2014?
"Farò il massimo e poi vedremo. Sulla carta è tutto a posto, voglio quel titolo, ma voglio vincerlo vincendo, non solo raggranellando punti".

Gautier Paulin è un uomo saggio per la sua età e dopo la breve pausa invernarle riprenderà ad allenarsi sapendo cosa ci vuole per diventare Campione. Anche Antonio Cairoli guarda a Paulin come al solo pilota in grado di insidiare la sua corona. In un'intervista recente hanno chiesto a Tony se temesse qualche avversario: "Non sono preoccupato – ha risposto - ma in qualche gara ho visto che Gautier andava davvero forte e che la sua tecnica era molto buona. Mi ha impressionato come pochi altri piloti per la maniera in cui guidava". Parola di Tony.

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