Moto
Gas Gas EC 250/300 Replica. Il dente avvelenato
il 24/08/2011 in Moto
Sui convogliatori portano i nomi di Ivan Cervantes e Christophe Nambotin, quelli che le fanno andare come voi non sarete mai in grado di fare...

Prima, in casa Gas Gas, c'era
solo la Nambotin Replica.
Oggi si raddoppia. E non
poteva essere altrimenti.
Il 2011, del resto, ha portato
nella scuderia del team
spagnolo quel fenomeno
chiamato Ivan Cervantes,
quattro volte Campione
del Mondo di Enduro.
Così, al fianco della ormai
classica Nambotin Replica, trecentone
apprezzatissimo dagli enduristi, da
quest'anno si fa strada anche la Cervantes
Replica, equipaggiata ovviamente
con il 250 due tempi.
stesso prezzo
La prima cosa da dire: le due replicanti
costano la stessa cifra, 9.990,00
euro per l'esattezza. Tanti in valore
assoluto, ma nemmeno troppi se si
tiene conto del lunghissimo elenco
di parti speciali che impreziosiscono
le due creature spagnole: dalle ruote
alle sospensioni, dal motore ai freni,
dalla frizione al manubrio, il meglio
che si possa trovare sul mercato.
Le due moto montano le medesime
special parts, anche se con qualche
differenza, che vedremo in dettaglio.
C'è davvero tanta roba addosso e,
da qualsiasi angolazione le si guardi,
si rimane colpiti dalla ricerca del
particolare di qualità e dall'accostamento
cromatico. A proposito di look,
è proprio qui che la la trecentona e
la duemmezzo si differenziano: la
"Nambotin" si abbandona a una più
ricercata livrea bianca, la "Cervantes",
invece, punta tutto sul rosso, rimanendo,
così, più simile alla "base".
Gli affezionati del marchio Gas Gas
se lo meritavano un prodotto di questo
livello, anche soltanto per i risultati
che stanno arrivando nel mondiale:
Ivan è l'unico capace di portare una
moto a miscela davanti ai bombardoni
quattro tempi in una classe - la
E2 - che, mai come in questo 2011, ha
raggiunto un livello di competitività
imbarazzante. Christophe, invece,
come in passato, in certe giornate si
dimostra imprendibile per tutti. Peccato
che anche quest'anno qualche
inconveniente gli abbia tolto punti
importanti per la classifica.
Entrambe queste repliche sono realizzate
sulla base delle EC 2011 con
avviamento a pedale, ma montano un nuovo albero motore, che andrà a
equipaggiare i my 2012. Per entrambe le
cilindrate è tangibile una riduzione delle
vibrazioni che prima, invece, si facevano
sentire con insistenza.
Il 300 è fantastico nella sua rotondità di erogazione: è sempre pronto, senza mai essere brutale. Sul trecentone non si è persa quella vocazione da regina dell'estremo che, da sempre, caratterizza la spagnola. Continua, infatti, a essere una moto facile e, inoltre, fa davvero fatica a spegnersi, anche quando stai trotterellando a velocità vicine allo zero. La trazione, poi, si conferma al top, aiutata dalle masse volaniche del motore, che aiutano a portarti fuori anche dagli ostacoli più impegnativi.
Pur nascendo dallo stesso cuore, la 250 ha un carattere diverso. Non è così "estremista" come il 300. La colpa, se possiamo chiamarla tale, è dell'erogazione. Sembra essere più cattivo il duemmezzo, ma la realtà è che sotto spinge meno, è più sporco e, quando si apre la valvola, sembra cambiare radicalmente carattere, mentre dovrebbe essere tutto molto più rotondo. Sorprende un po' il fatto che la pancia dell'espansione (in acciaio inox) sia la stessa per entrambe le cilindrate. Chissà se il carattere più spigoloso del 250 sia da imputare anche a questa soluzione? È un po' come se la pancia fosse stata ottimizzata per il 300, ma risultasse, così, un po' troppo larga per il giro vita della sorella minore.
Molto buona, invece, la rapportatura del cambio: la famosa "primina" è corta ma non cortissima, diventando così utilizzabile in parecchie situazioni. Gli innesti sono sempre molto precisi, anche se un po' ruvidi alle basse velocità, quando il motore inizia a scaldarsi.
I denti dello squalo
La posizione di guida è azzeccata su entrambe, con distanze corrette tra sella, manubrio e pedane. I piedi, inoltre, poggiano in tutta sicurezza su una coppia di pedane in titanio con denti così acuminati da fare quasi impressione. Va bene nel Motocross, ma nell'Enduro non siamo ancora abituati a quegli arpioni. Le mani poggiano su un manubrio Renthal 997 e quella sinistra stringe una frizione con comando idraulico Magura. La forcella è su entrambe una Marzocchi da 48 mm, sulla 300 ha i foderi rossi ele canne trattate, mentre sulla 250 i foderi sono neri e non c'è il trattamento superficiale per la scorrevolezza. Al loro interno le due forcelle sono comunque identiche. Per entrambe, piastre ricavate dal pieno e off-set regolabile: sulla 300 in prova erano montate le boccole off-set a "0" mentre sulla 250 quelle da "-2 mm".
La forcella rossa del 300 è un prodotto di qualità, parte alla grande, scorre benissimo, ma quando l'impatto è violento tende un po' a scapparti via. Quella della 250 non lavora con la stessa efficacia e, proprio per questo, sarebbe interessante capire quanto sia penalizzata dal diverso off-set, oppure quanto sia l'assenza del trattamento superficiale a renderla meno efficace: avendo la EC 250 un off-set più corto di 2 mm, la forcella si trova a lavorare in una differente posizione. Proprio questa potrebbe essere la causa sia della maggiore reattività, sia dei maggiori impuntamenti. Con il passo più corto, del resto, si perde stabilità, si guadagna agilità, ma la moto rimane comunque più nervosa.
Tra le due preferiamo la posizione standard utilizzata sulla 300, sia in ingresso curva, sia per la stabilità sul veloce, anche perché la moto, considerata la leggerezza che deriva dal motore 2T, è già agile di suo e ad accorciarla si corre il rischio di perderla sull'anteriore.
Lotta intestina
Il mono Öhlins TTX ha una taratura un po' troppo dura su entrambe: quando si prendono avallamenti a fuoco o scalini importanti, non copia alla perfezione. Sul 300 la maggiore coppia lo fa rimanere un po' più schiacciato, favorendo così l'assorbimento. Sulla 250, invece, risulta più reattivo. Tale comportamento potrebbe ricollegarsi sia al passo più corto, sia all'erogazione che, essendo meno rotonda, fa rimanere il posteriore meno schiacciato, favorendo così il rebound. Scelte di off-set e tarature a parte, queste due Gas Gas sono davvero due moto pronto gara, due cavalli di razza pronti a fare razzie nelle praterie dell'Enduro. Tra le due, vince ai punti la "300 Nambotin". Per considerarla perfetta, basta solo affinare il bilanciamento generale: a causa del mono troppo duro, infatti, tende a rimanere un po' troppo caricata sull'anteriore, andando così a inficiare l'altissimo potenziale. Gran moto.
Il 300 è fantastico nella sua rotondità di erogazione: è sempre pronto, senza mai essere brutale. Sul trecentone non si è persa quella vocazione da regina dell'estremo che, da sempre, caratterizza la spagnola. Continua, infatti, a essere una moto facile e, inoltre, fa davvero fatica a spegnersi, anche quando stai trotterellando a velocità vicine allo zero. La trazione, poi, si conferma al top, aiutata dalle masse volaniche del motore, che aiutano a portarti fuori anche dagli ostacoli più impegnativi.
Pur nascendo dallo stesso cuore, la 250 ha un carattere diverso. Non è così "estremista" come il 300. La colpa, se possiamo chiamarla tale, è dell'erogazione. Sembra essere più cattivo il duemmezzo, ma la realtà è che sotto spinge meno, è più sporco e, quando si apre la valvola, sembra cambiare radicalmente carattere, mentre dovrebbe essere tutto molto più rotondo. Sorprende un po' il fatto che la pancia dell'espansione (in acciaio inox) sia la stessa per entrambe le cilindrate. Chissà se il carattere più spigoloso del 250 sia da imputare anche a questa soluzione? È un po' come se la pancia fosse stata ottimizzata per il 300, ma risultasse, così, un po' troppo larga per il giro vita della sorella minore.
Molto buona, invece, la rapportatura del cambio: la famosa "primina" è corta ma non cortissima, diventando così utilizzabile in parecchie situazioni. Gli innesti sono sempre molto precisi, anche se un po' ruvidi alle basse velocità, quando il motore inizia a scaldarsi.
I denti dello squalo
La posizione di guida è azzeccata su entrambe, con distanze corrette tra sella, manubrio e pedane. I piedi, inoltre, poggiano in tutta sicurezza su una coppia di pedane in titanio con denti così acuminati da fare quasi impressione. Va bene nel Motocross, ma nell'Enduro non siamo ancora abituati a quegli arpioni. Le mani poggiano su un manubrio Renthal 997 e quella sinistra stringe una frizione con comando idraulico Magura. La forcella è su entrambe una Marzocchi da 48 mm, sulla 300 ha i foderi rossi ele canne trattate, mentre sulla 250 i foderi sono neri e non c'è il trattamento superficiale per la scorrevolezza. Al loro interno le due forcelle sono comunque identiche. Per entrambe, piastre ricavate dal pieno e off-set regolabile: sulla 300 in prova erano montate le boccole off-set a "0" mentre sulla 250 quelle da "-2 mm".
La forcella rossa del 300 è un prodotto di qualità, parte alla grande, scorre benissimo, ma quando l'impatto è violento tende un po' a scapparti via. Quella della 250 non lavora con la stessa efficacia e, proprio per questo, sarebbe interessante capire quanto sia penalizzata dal diverso off-set, oppure quanto sia l'assenza del trattamento superficiale a renderla meno efficace: avendo la EC 250 un off-set più corto di 2 mm, la forcella si trova a lavorare in una differente posizione. Proprio questa potrebbe essere la causa sia della maggiore reattività, sia dei maggiori impuntamenti. Con il passo più corto, del resto, si perde stabilità, si guadagna agilità, ma la moto rimane comunque più nervosa.
Tra le due preferiamo la posizione standard utilizzata sulla 300, sia in ingresso curva, sia per la stabilità sul veloce, anche perché la moto, considerata la leggerezza che deriva dal motore 2T, è già agile di suo e ad accorciarla si corre il rischio di perderla sull'anteriore.
Lotta intestina
Il mono Öhlins TTX ha una taratura un po' troppo dura su entrambe: quando si prendono avallamenti a fuoco o scalini importanti, non copia alla perfezione. Sul 300 la maggiore coppia lo fa rimanere un po' più schiacciato, favorendo così l'assorbimento. Sulla 250, invece, risulta più reattivo. Tale comportamento potrebbe ricollegarsi sia al passo più corto, sia all'erogazione che, essendo meno rotonda, fa rimanere il posteriore meno schiacciato, favorendo così il rebound. Scelte di off-set e tarature a parte, queste due Gas Gas sono davvero due moto pronto gara, due cavalli di razza pronti a fare razzie nelle praterie dell'Enduro. Tra le due, vince ai punti la "300 Nambotin". Per considerarla perfetta, basta solo affinare il bilanciamento generale: a causa del mono troppo duro, infatti, tende a rimanere un po' troppo caricata sull'anteriore, andando così a inficiare l'altissimo potenziale. Gran moto.
Gas Gas EC 250/300 Replica. Il dente avvelenato
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