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Il sogno Dakar di Nicola Dutto

Redazione
dalla Redazione il 31/12/2018 in Enduro
Il sogno Dakar di Nicola Dutto
Il sogno Dakar di Nicola Dutto

Il pilota italiano è il primo atleta paraplegico ad affrontare la Dakar. Per la sua impresa potrà contare su una KTM 450 EXC-F preparata per l’occasione e sul supporto dei “ghost riders” Pablo Toral, Victor Rivera e Julian Villarrubia

Il sogno Dakar di Nicola Dutto

Mancano pochi giorni alla partenza dell'edizione 2019 della Dakar, che ricordiamo si svolgerà interamente in Perù, con partenza il 6 Gennaio da Lima e arrivo sempre nella capitale peruviana il 17 Gennaio.Il percorso di oltre 5.000 chilometri vedrà le maggiori difficoltà sulle dune di sabbia, con il pericolo soprattutto per i piloti moto di cadute e insabbiamenti. 

Ma la cosa non sembra preoccupare quello che sarà uno dei protagonisti della corsa, l’italiano Nicola Dutto, il primo atleta paraplegico ad affrontare la Dakar.

Il progetto Dakar del pilota cuneese è infatti diventato finalmente realtà dopo due anni di lavoro e preparativi.

Nicola dal 2010 è su una sedia a rotella a causa di una caduta durante una gara del Campionato Europeo Baja. Dopo l’intervento chirurgico e dieci mesi di riabilitazione e terapia, Nicola ha ricominciato da dove la sua carriera si era interrotta. Ha partecipato alla Baja Aragón nel 2010, Baja 1000 in Messico nel 2013, poi il mondiale Baja nel 2015 e la partecipazione al Merzouga Rally e all’Oilibya Rally nel 2017, portati a termine con successo in vista della partecipazione alla Dakar 2019.

Con il supporto dei “ghost riders” Pablo Toral, Victor Rivera e Julian Villarrubia, Dutto cercherà di concludere la Dakar 2019 in sella ad una KTM 450 EXC-F preparata per l’occasione. La moto è dotata di un cambio a comando elettronico e una frizione Rekluse automatica. Anche la pompa del freno posteriore è stata spostata sul manubrio. Le gambe di Nicola saranno fissate e protette da una struttura tubolare. Un’altra parte importante è il sedile Vicair e il supporto posteriore che tratterà il pilota attraverso una cintura con tre punti d’attacco. 

"Paragonandola alla moto che avevo preparato qualche anno fa per tornare sulle due ruote, si nota che molte cose sono cambiate. Sulla vecchia moto il roll-bar era piuttosto grande e ingombrante, mentre sulla nuova moto è stato riportato a un design molto minimalista. Questo ci ha permesso di guadagnare un po’ di peso, il che aiuta a controllare meglio la moto. Anche il motore è molto migliorato. Le caratteristiche di erogazione e il fatto che abbia un cambio a sei marce sono perfette per me. È abbastanza difficile spiegare come guido adesso. È una modalità molto coinvolgente, e ci è voluto molto tempo per capire cosa funzionasse e cosa no. Lavorare ad esempio per far funzionare al meglio le sospensioni per me è stato molto importante, perché non sono più in grado di alzarmi per assorbire i colpi ".

 

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