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Paolo Martin ci scrive. Lettera aperta a Tony Cairoli

il 27/12/2014 in News

Riceviamo e pubblichiamo lo lettera di Paolo Martin attraverso la quale cerca di chiarire il suo punto di vista in merito all'intervista che compare nel film di Tony Cairoli dove si racconta il periodo di permanenza del Campione del Mondo nella squadra guidata dal team manager veneto

Paolo Martin ci scrive. Lettera aperta a Tony Cairoli
Caro Antonio,
Ti confesso che quando ho visto il trailer del tuo film sono rimasto basito e deluso. So che sei una persona intelligente e pensavo che avessi valutato il mio apporto alla tua carriera in una maniera obiettiva, invece nelle tue parole ho sentito solo rancore.
Mi piacerebbe sapere perchè mi hai chiesto di fare un'intervista di un’ora per il film, che oltretutto ho fatto volentieri, per poi estrapolarne solamente una piccolissima parte dove dico che il tuo ambientamento è stato difficile e che non andavi d'accordo con qualcuno del team. Era questo quello che volevi sentirti dire?
Io sono stato il primo a credere in te. Quando ti ho visto la prima volta eri un bambino e si vedeva già che avevi del talento, ma non avevi le possibilità economiche per sostenere e far crescere le tua grandi capacità. Ho deciso di aiutarti, ti ho inserito nel nostro team, ti ho dato tutto quello che ti serviva per correre e per allenarti, compreso un meccanico. Eri ancora minorenne, ti ho dato i soldi per mangiare, ti ho pagato i biglietti del treno per andare a casa e quando non potevi tornare sei stato a casa da miei genitori. Mia madre ti ha trattato come un figlio, te lo sei dimenticato? Invece mi tocca sentirvi parlare solo di distinzioni tra nord e sud. Gli scherzi e le prese in giro tra ragazzi esistono da sempre, e non nascondono la volontà di discriminare o l’essere razzisti.

Non pretendevo che dicessi che sono un bravo tecnico o un tuo amico per la pelle, ma che ho fatto il possibile e l'impossibile per farti correre, questo si me lo aspettavo.
Vorrei ricordarti che Honda aveva chiuso la produzione 2T nel 2002, ma che già nel 2000 aveva fermato completamente lo sviluppo. Perciò sicuramente non eravamo competitivi contro le Yamaha 4T che si sono rivelate le prime 4T piccole, aprendo una nuova era.

Da Junior, a 15 anni ti ho fatto esordire nei GP mondiali senza aver fatto nessuna gara ne di Assoluti d'Italia, ne del Campionato Europeo e per questo sono stato molto criticato da tutti, e dico proprio da tutti. Quella esperienza è stata giudicata una pazzia, come lo era stata quella di far partecipare Gautier nel 2006 al GP in Irlanda. Anche lui era un emerito sconosciuto, che però l'anno dopo ha stravinto l'Europeo. Risultati alla mano, anche nel tuo caso farti vivere quelle esperienze da giovane si è rivelata una scelta azzeccata. Ma a quanto pare te lo sei dimenticato velocemente. E voglio aggiungere che tutto questo è stato fatto senza chiederti un soldo, tutto a carico mio. Sei proprio sicuro di essere riuscito a diventare un atleta completo in qualche mese? A me risulta che ci voglia qualche anno…

Ricordo che il 2003 doveva essere un anno di rilancio. In quel periodo il main sponsor si è appropriato dell'immagine del nostro team. Soldi se ne sono visti pochi però, e sono ancora in causa per far rispettare quel contratto. Nonostante tutto, ho portato avanti ugualmente il programma che ti coinvolgeva, spendendo soldi di tasca mia. Ho fatto l'impossibile quando nessuno e dico nessuno, credeva in te. Certo, nel team potrai aver trovato alcune persone con cui non andavi d'accordo, ma quando si è a contatto con tante persone non si può piacere a tutti, è la scuola della vita.
In quell’anno e nella stagione precedente avevamo anche chiesto un aiuto alla federazione. Purtroppo però io non faccio mai parte dei loro programmi e non ho mai ricevuto nessun aiuto.

Alla fine del 2003, quando avevi già deciso di andare via, con gli sponsor è stato deciso di indirizzare tutto il budget disponibile su Pichon e i frutti si sono visti. Abbiamo finito la stagione 2004 al secondo posto nel Mondiale, a pochissimi punti da Everts, dimostrando di essere tutt’altro che incompetenti. Al contrario, già allora eravamo giudicati una delle squadre private più innovative e organizzate del paddock.
Tu sai anche che quando hai scelto di lasciare il nostro team io avevo un contratto firmato per altri 2 anni. Tuttavia, dopo che sei andato via senza nemmeno dirmi una parola, ho scelto di non impugnarlo perchè volevo che fossi contento delle tue scelte e perchè un pilota deve sentirsi sereno per dare il massimo. Avrei potuto, ma tu avevi già fatto la tua scelta e non volevo ostacolarti.

Credimi, non capisco ancora adesso cosa ti abbia spinto a fare quelle dichiarazioni, ma spero che sia stato fatto tutto in buona fede, senza dare peso alle parole e alla ricostruzione dei fatti. Capisco perfettamente che sia stato difficile essere andati lontano da casa e per di più in giovane età e in un ambiente completamente diverso, con differenti abitudini e mentalità. Ma ti posso garantire che a volte è stato difficile anche per me.

Non serve che mi dilunghi ancora. Non sono in cerca di gloria, ma mi piacerebbe venisse rispettata la dignità del lavoro svolto, l’impegno e l’esperienza messe anche a tua disposizione. Se così non fosse, questo tuo comportamento sarebbe né più né meno come quello tutti i piloti che cambiano team e che non parlano mai bene del loro team precedente. Troppo facile far valere la regola che se il pilota vince il merito è suo, mentre se perde è colpa della moto o del team incapace. Bisogna avere rispetto per chi dedica la sua vita a questo magnifico e spettacolare sport che è il motocross.
Con questo ti auguro tanta fortuna, come quella che hai sempre avuto quando sei salito su una moto.

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