Al  Motor Show di Tokyo del 1991 Suzuki presentò tre prototipi molto particolari, che al di là dell’estetica molto personale, condividevano la stessa base tecnica e avevano in comune un sistema di trazione a due ruote motrici.

Ma, mentre la Suzuki XF 425 "Ugly Duck" e la XF 4 Lander erano poco più che degli esercizi stilistici, la Suzuki XF 5 era una moto da enduro con un look più tradizionale e con spunti tecnici interessanti che avrebbero potuto far pensare ad una futura commercializzazione.

Il motore era un piccolo monocilindrico di 195 cc a due tempi, raffreddato ad acqua e alimentato a carburatore, con un cambio a sei velocità, che derivava dal motore della RM 125 da cross. Il telaio era molto più particolare, essendo costituito da un doppio trave in alluminio, così come il forcellone posteriore con sospensione monoshock Full Floater. Si trattava di qualcosa veramente all’avanguardia se pensiamo che il primo telaio in alluminio della Honda CR arrivò solo nel 1997. Le ruote erano entrambe da 18″ di diametro con pneumatici molto larghi.

La parte rivoluzionaria della moto era comunque la trazione su entrambe le ruote ottenuta con un sistema meccanico che trasmetteva il moto alla ruota anteriore. La forcella anteriore, aveva lo stelo sinistro convenzionale, mentre il destro era contenuto all’interno di una cartella che nascondeva il sistema di trasmissione a catena.  Il sistema prendeva il moto dal pignone e attraverso una serie di tre catene che si collegavano a un albero dietro la testa dello sterzo, inviava la trazione allo stelo destro della forcella, all'interno della quale c'era un albero cardanico (telescopico…), a sua volta collegato al mozzo della ruota anteriore. La potenza era divisa in modo che la percentuale maggior andasse alla ruota posteriore e una minor quantità alla ruota anteriore.  Il sistema pesava circa 8 kg e la Suzuki XF 5 aveva un peso dichiarato a secco di 129 kg.

Tuttavia, nonostante l’interesse sollevato, la Suzuki XF 5 non andò oltre lo stadio di prototipo.