Supercross
AMA Supercross 2025 - Anaheim 1: l'analisi di Stefano Dami
Come spesso accade, la gara inaugurale riserva qualche sorpresa ed i pronostici non sempre vengono rispettati. I protagonisti e i delusi della gara di Anaheim 1 nell'analisi del nostro esperto di Supercross
Anaheim ha come consuetudine aperto la stagione del Supercross Usa. E come sempre la gara inaugurale riserva qualche sorpresa ed i pronostici non sempre vengono rispettati. Nulla di nuovo e niente di irreparabile, la cosa più importante è portare la pelle a casa ed evitare infortuni visto che con 17 gare in programma il campionato non si vince sicuramente adesso, ma al contrario lo si può perdere.
Tra i delusi ci sono 3 dei principali protagonisti, fra i più attesi. Il primo è sicuramente Jett Lawrence: il campione in carica ha fallito la prima gara, sbagliando sia nella heat che nel main event. Sono mancate le partenze, e durante la rimonta in finale una caduta ha fatto il resto, relegandolo ai margini della top ten. Non c’è da essere preoccupati, semplicemente come lui stesso ha dichiarato non era la sua serata, e si è tolto di dosso il pensiero di poter puntare ad una perfect season anche nel supercross. Obbiettivo comunque difficilissimo, visto il livello degli avversari e le variabili che nel SX sono probabilmente maggiori rispetto al motocross.
Altro parzialmente deluso è Eli Tomac. Il pilota Yamaha punta senza mezzi termini al titolo in quella che rappresenta probabilmente la sua ultima stagione. Ha corso durante l’inverno nel World Supercross, e credo che questo gli possa permettere di partire già con il piede giusto dalle prime gare, cosa che spesso è mancata in passato. Ma nel main event, dopo aver preso la testa della corsa nei primi metri, è banalmente scivolato nel corso del primo giro gettando al vento le possibilità di giocarsi la vittoria. Con una bella rimonta Eli ha parzialmente rimediato con il quinto posto finale.
Infine c’è "Dangerboy" Deegan, che partiva con i favori del pronostico ma anche lui è finito a terra a causa di un contatto dopo la prima curva. Durante tutta la serata ha dimostrato comunque grande velocità e padronanza sia del mezzo meccanico che dei suoi mezzi personali, ed ha il tempo di rifarsi. Credo ancora sia lui l’uomo da battere.
Detti i principali delusi, bisogna anche dare i giusti meriti a chi è partito con il piede giusto. Tra questi sicuramente c’è Chase Sexton, che sembra aver risolto tutti i problemi di feeling che sul finire della scorsa stagione supercross sembravano addirittura aver incrinato i rapporti con KTM. Vittoria perentoria mai in discussione, facilitata dagli errori dei due che credo saranno insieme a lui i pretendenti al titolo ma arrivata comunque guidando davvero bene. Stessa cosa per Jo Shimoda, che toglie un po’ di delusione in casa Honda e si prende la prima tabella rossa dell’anno. E poi un Ken Roczen strepitoso, mai domo e capace di infiammare la serata vincendo la heat e prendendosi di forza la piazza d’onore del main. Gli anni passano ma il tedesco, l’unico in sella ad una moto non factory tra i piloti del gruppetto di testa, continua a mostrare grinta e velocità che invece sembrano mancare ai più giovani.
Già, la questione età che trovo onestamente un pò preoccupante. Se togliamo campioni già affermati come Sexton (25) ed i fratelli Lawrence (21 Jett e 25 Hunter), tutti gli altri protagonisti sono prossimi ai trent’anni. Nell’ordine qui ad Anaheim troviamo, dopo Roczen (30), Anderson (31), Webb (29), Tomac (32) e Barcia (32) a chiudere la top 6. Se a questi aggiungiamo Justin Hill (29), Aaron Plessinger (28) e Malcolm Stewart (32) ci rendiamo conto che i giovanissimi in gara nella 450 sono davvero pochi. Questo è dovuto al fatto che non essendoci limiti di età nella classe Lites, troviamo schierati ancora in 250 gente come Hampshire che ha 28 anni e che quest’anno potrà difendere il titolo conquistato nel 2024. Se da un lato trovo assurdo la regola del mondiale motocross che esclude dalla MX2 gli over 23, qua forse si esagera dall’altra parte. Ma è pur vero che se i veterani continuano a dar la paga ai giovani, forse la questione non è l’età ma le motivazioni e la "fame" che sembrano non avere in molti della nuova generazione (chiaramente non generalizzando).
Per questo ritengo che Prado, che di anni ne ha 24, possa davvero crescere e fare molto bene in America. Già qui ha dimostrato di aver imparato molto in questi due mesi scarsi di SX da pilota factory, correndo un’ottima heat chiusa al secondo posto e una discreta finale, fino almeno alla caduta sulle whoops. Ma a parte i risultati, quello che mi è piaciuto del campione del mondo è stato l’approccio, sicuramente molto più combattivo di quello dello scorso anno dove sapeva di essere solo una comparsa. Due partenze perfette là davanti, che lo aiuteranno tanto in futuro, ed una guida sciolta e veloce che lo mettono a mio avviso tra i protagonisti assoluti già dal prossimo anno. Questo lo può utilizzare come apprendistato senza troppe pressioni, anche perché non credo che nessuno si aspetti da lui di più nella stagione inaugurale. Ed al contrario di molti europei che hanno tentato la fortuna partendo dalla classe minore, lui ha scelto subito la strada più difficile dimostrando di volersi mettere in gioco senza paure.
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